venerdì 23 febbraio 2024
L'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk: i due contendenti, dal 15 aprile, commettono «attacchi indiscriminati, violenze sessuali, saccheggi e arruolato ragazzi e bambini soldato»
Sfollati sudanesi provenienti dal Darfur nel campo profughi di Medici senza frontiere ad Adré in Ciad

Sfollati sudanesi provenienti dal Darfur nel campo profughi di Medici senza frontiere ad Adré in Ciad - Reuters

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Potrebbe apparire come una soluzione salomonica, ma non lo è. Le Nazioni Unite denunciano che in Sudan entrambe le parti coinvolte nella guerra civile hanno commesso terribili violazioni e abusi, e documenta "attacchi indiscriminati, violenze sessuali, saccheggi, l'arruolamento di giovani e bambini". Entrambe le parti, perché si tratta di militari addestrati impiegati da entrambe le parti, che operano in realtà urbane e tra i civili.

"Alcune di queste violazioni potrebbero equivalere a crimini di guerra", ha affermato l'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani, Volker Türk, commentando il rapporto reso noto oggi a Ginevra. Il rapporto copre il periodo dallo scoppio del conflitto a Khartum, il 15 aprile 2023, al 15 dicembre scorso e descrive in dettaglio le violazioni e abusi commesse sia delle Forze armate sudanesi (Saf) che delle Forze di supporto rapido (Rsf). Al 15 dicembre 2023 almeno 118 persone avevano subito violenze sessuali, tra cui stupro, stupro di gruppo e tentato stupro. Inoltre, sempre fino a metà dicembre, oltre 6,7 milioni di persone risultavano sfollate sia in Sudan che nei Paesi vicini.
"Le testimonianze provenienti dal Sudan parlano di morte, sofferenza e disperazione, mentre il conflitto insensato, le violazioni e gli abusi dei diritti umani persistono senza che ne intraveda la fine", ha deplorato Turk chiedendo indagini su tutte le "tutte le accuse di violazioni e abusi". L'Alto Commissario ha inoltre esortato entrambe le parti in conflitto a garantire un accesso rapido e senza ostacoli agli aiuti umanitari in tutte le aree sotto il loro rispettivo controllo.

Un dato su tutti basterebbe a descrivere la gravità della situazione, che ha visto già il fallimento di due mediazioni internazionali nella ricomposizione dello scontro tra l'esercito che fa ancora capo all'ex generale golpista Abdel Fattah Abdelrahman Burhan e le Rsf di Mohamed Hamdan Dagalo (meglio conosciuto come Hemetti), milizie queste ultime prima fedeli all'altro golpista Omar el-Bashir mente e strumento delle stragi in Darfur.

Il dato è inquietante, ma al tempo stesso illuminante su uno dei tanti conglitti nascosti, nel complesso delle realtà africane addirittura invisibili-. A livello globale, il maggior numero di bambini costretti a lasciare le loro case nel 2023, 4,1 milioni, si è registrato proprio in Sudan, dopo lo scoppio della guerra lo scorso aprile; 3,3 milioni sfollati interni, mentre altri 850mila bambini sono fuggiti nei Paesi vicini, tra cui il Sud Sudan, il Ciad, la Repubblica Centrafricana e l'Egitto. Sono i dati diffusi da Save the Children aggiungendo che la Somalia ha visto il secondo maggior spostamento forzato di popolazione infantile nel 2023, soprattutto a causa di inondazioni, siccità, conflitti e insicurezza. Circa 1,6 milioni di bambini potrebbero essere stati sfollati internamente o esternamente nel 2023, portando il numero totale di bambini sfollati in Somalia a 2,4 milioni. A questo punto, nella realtà sudanese, è persino inutile innescare la bomba umanitaria: è già esplosa da mesi.

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