martedì 17 agosto 2021
Le religiose del Sacro cuore di Gesù stavano tornando verso la capitale dopo la celebrazione di una Messa per l'Assunzione
La zona  in cui è avvenuto l’attacco sulla strada tra l’area  di Gulu,  in Sud Sudan, e l’Uganda

La zona in cui è avvenuto l’attacco sulla strada tra l’area di Gulu, in Sud Sudan, e l’Uganda - Daily Monitor Web

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«Un uccisione a sangue freddo». È stato definito così l’attacco di un gruppo armato a un convoglio di religiosi e fedeli cattolici che stava viaggiando nella regione meridionale del Sud Sudan. Tra le cinque vittime ci sono due suore.

«Una tragedia», ha detto ieri fra Samuel Abe, segretario generale dell’arcidiocesi di Juba, la capitale del Sud Sudan. «Due nostre sorelle sudsudanesi sono tra i morti di un’imboscata avvenuta domenica sulla strada tra Nimule (al confine con l’Uganda) e la capitale sudsudanese Juba. Per il momento – ha continuato – mi limito a manifestare la mia tristezza a tutte le istituzioni politiche e religiose, e alla gente». Ad esprimere il dolore del Papa è stato il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, in un telegramma inviato, a nome del Pontefice, a monsignor Mark Kadima della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan.

«Sua santità papa Francesco – si legge – è profondamente rattristato nell’apprendere del brutale attacco a un gruppo di suore del Sacro cuore di Gesù. Il Papa offre le più sentite condoglianze alle loro famiglie e alla loro comunità religiosa in seguito a questo insensato atto di violenza». Secondo le prime ricostruzioni, il gruppo aveva appena celebrato una Messa per ricordare il centesimo anniversario dalla fondazione della parrocchia «Assumption of our lady del Sud Sudan», nella diocesi di Torit.




Sono state inseguite e uccise dagli aggressori. Oscuro il movente del raid. Il dolore di papa Francesco per l’«insensato atto di violenza»

I passeggeri del bus sono stati sorpresi sulla strada del ritorno da uomini armati che hanno iniziato a sparare. Suor Mary Daniel Abut e suor Regina Roba sono state uccise mentre tentavano di scappare.

«Erano nove le suore che stavano tornando a Juba dopo aver celebrato la solennità dell’Assunzione. Erano arrivate vicino al villaggio di Kubi – ha confermato ieri suor Christine Amaa della stessa congregazione delle vittime –. Tutte hanno cercato di nascondersi nella boscaglia, ma suor Mary è stata uccisa mentre era sdraiata a terra e suor Regina ha subìto la stessa sorte poco dopo». Il cadavere di quest’ultima è stato scoperto solo lunedì, dopo l’arrivo di unità dell’esercito.

Le altre due vittime sono invece uomini che viaggiavano con le suore, mentre un moto-tassista è morto dopo essere stato travolto da un camion mentre cercava di fuggire dalla zona della sparatoria.

«Le forze di sicurezza, la divisione Tiger, l’intelligence militare e la polizia stanno setacciando la zona – hanno affermato ieri le autorità locali –. L’obiettivo è cacciare dall’area questi criminali». Il governo sudsudanese, alle prese con anni di guerra civile, aveva già inviato da tempo un contingente militare per rendere più sicuro l’asse tra Nimule e Juba.

«Ci sono stati molti saccheggi e uccisioni su questa strada – ha affermato Eye Radio, un’emittente locale –. Gli attacchi contro i viaggiatori sono però aumentati dal 2016». Nonostante le varie agenzie governative di sicurezza abbiano nuovamente organizzato delle scorte armate ai convogli, gran parte della popolazione preferisce viaggiare per conto proprio.





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