giovedì 19 giugno 2025
La conferma: chi si rifiuterà sarà sospettato di voler nascondere tali attività alle autorità statunitensi
Chi richiede un visto per studenti dovrà rendere pubblici i propri social

Ansa

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Gli studenti stranieri che chiedono un visto per frequentare scuole e università americane dovranno rendere accessibili i propri profili social, per consentire ai diplomatici degli Stati Uniti di esaminare la loro attività online prima di ottenere visti per motivi di studio o di scambio. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato americano.

Chi si rifiuterà sarà sospettato di voler nascondere tali attività alle autorità statunitensi. Le nuove linee guida incaricano i diplomatici Usa di esaminare la presenza online di chi fa domanda per individuare «eventuali segnali di ostilità verso i cittadini, la cultura, il governo, le istituzioni o i principi fondanti degli Stati Uniti». Un messaggio ottenuto separatamente da Politico istruisce inoltre i diplomatici a segnalare qualsiasi «forma di propaganda, aiuto o sostegno a terroristi stranieri e ad altre minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti», nonché «sostegno a molestie o violenze antisemite illegali».

Il controllo delle attività «antisemite» rispecchia indicazioni analoghe fornite all'Ufficio per la cittadinanza e l'immigrazione degli Stati Uniti (Uscis), che fa capo al Dipartimento della Sicurezza interna, ed è stato criticato come un tentativo di reprimere l'opposizione alla condotta di Israele nella guerra a Gaza. I nuovi controlli sono rivolti a studenti e altri richiedenti visti delle categorie F, M e J, che comprendono l'istruzione accademica e professionale, nonché gli scambi culturali.

«Gli americani si aspettano che il loro governo faccia tutto il possibile per rendere il Paese più sicuro, ed è esattamente ciò che l'amministrazione Trump sta facendo ogni singolo giorno», ha dichiarato un alto funzionario del Dipartimento di Stato, aggiungendo che il segretario di Stato Marco Rubio «sta contribuendo a rendere l'America e le sue università più sicure, portando allo stesso tempo il Dipartimento di Stato nel XXI secolo».

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