sabato 16 settembre 2017
Almeno 37 le vittime (altre fonti parlano di 36) a Kamanyola, nel Sud Kivu. Gli sfollati si opponevano alla deportazione a Bujumbura: i “militari hanno sparato sulla folla armata di coltelli»
Militari dell'esercito regolare congolese nella regione del Kivu, nellì'Est del Paese (Ansa)

Militari dell'esercito regolare congolese nella regione del Kivu, nellì'Est del Paese (Ansa)

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L’esercito regolare, nell’est della Repubblica democratica del Congo, ha aperto ieri il fuoco sulla folla uccidendo numerosi profughi burundesi. Soldati e poliziotti si sono scontrati con "civili armati di coltelli e machete" causando almeno 37 morti. "Le violenze sono scoppiate nella cittadina di Kamanyola nella provincia del Sud Kivu - ha affermato ieri la stampa locale -. I rifugiati burundesi si sono ribellati alle autorità congolesi che volevano deportarli in Burundi". Secondo un attivista politico, Wendo Joel )e fonti Onu), i militari hanno ucciso "37 rifugiati", mentre i feriti sarebbero stati "circa un centinaio".

Un diplomatico occidentale ha invece detto di aver ricevuto conferma rispetto a "18 morti e decine di feriti". Secondo le prime ricostruzioni, i rifugiati burundesi hanno inoltre cercato di liberare di prigione diversi connazionali prima di essere respinti dalle forze di sicurezza. Dall’aprile del 2015 sono almeno 400mila i profughi che dal Burundi si sono riversati in Congo a causa delle violenze scoppiate nella capitale burundese, Bujumbura, e in altre parti del Paese. Presidente del Burundi dal 2005, Pierre Nkurunziza vuole mantenere il potere sebbene l’opposizione giudichi il suo terzo mandato incostituzionale.

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