giovedì 23 maggio 2024
Nel 1995 la strage di 3mila ragazzi e uomini musulmani. Proteste della Serbia e della Russia: decisione politica
La votazione sul genocidio di Srebrenica all'Onu

La votazione sul genocidio di Srebrenica all'Onu - ANSA

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Ottantaquattro voti a favore, 19 contrari e ben 68 astenuti; così l'Assemblea generale dell'Onu oggi ha approvato una risoluzione con la quale istituisce la Giornata internazionale della memoria del genocidio di Srebrenica. La data è quella dell'11 luglio, il giorno del 1995 in cui oltre 8mila ragazzi e uomini musulmani di Bosnia furono massacrati nei boschi intorni alla città. A guidare l'operazione fu il generale Ratko Mladic, che guidava l'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia d Erzegovina, con l'appoggio di gruppi paramilitari. La zona era stata dichiarata protetta dall'Onu e a vigilare erano stati chiamati un contingente di caschi blu olandesi dell'Unprofor.

L'orrore di Srebrenica costituì un punto di svolta nella guerra dell'x Jugoslavia, e fu definito genocidio dalla Corte internazionale di giustizia nel 2007 e poi in varie sentenze del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, che condannò all'ergastolo lo steso Ratko Mladic e il responsabile politico delle operazioni, Radovan Karadzic.

Il presidente serbo Vucic avvolto nella bandiera serba attende l'esito della votazione all'Onu

Il presidente serbo Vucic avvolto nella bandiera serba attende l'esito della votazione all'Onu - Reuters

L'iniziativa dell'Onu è stata avversata dai serbi, che accusano l'Occidente di riaccendere le tensioni nei Balcani. In Serbia oggi a mezzogiorno (prima della votazione) le campane delle chiese ortodosse hanno suonato per «la salvezza del popolo e dello Stato serbo», su iniziativa del patriarca serbo Porfirije. In linea con ciò che ha detto il presidente Aleksandar Vucic a New York, parlando prima del voto dell'Assemblea: «È una risoluzione altamente politicizzata. State riaprendo delle ferite e perché? Perché a qualcuno serve politicamente». Per la Russia la risoluzione è «provocatoria» e «minaccia la pace e la sicurezza» in Bosnia e in tutta la regione. L'ambasciatore di Mosca all'Onu ha aggiunto di ritenere «illogico e immorale che i membri della Nato cancellino dalla storia le prove dei loro bombardamenti nella ex Jugoslavia nel 1995 e nel 1999, imputando tutta la responsabilità ai serbi».

Il fastidio è grande. A Belgrado e a Srebrenica (che oggi fa parte dell'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina) sono apparsi grandi cartelloni pubblicitari con la scritta in cirillico "Non siamo un popolo genocida", mentre il leader dell'entità serba (la Republika Srpska), Dodik, ha reso omaggio al memoriale di Bratunac, località a pochi km da Srebrenica, in ricordo degli oltre 3 mila serbi massacrati dalle truppe bosniache musulmane nel conflitto del 1992-1995. Episodi questi, secondo i serbi, che vengono volutamente taciuti dalla comunità internazionale, tutta schierata a loro avviso a sostegno della causa musulmana.

Oltre al fronte occidentale, il documento dell'Onu è stato sostenuto da tutti i Paesi dei Balcani, ad eccezione della Serbia. Serbi e serbo-bosniaci ammettono che a Srebrenica furono commessi crimini atroci, ma negano con forza che si possa parlare di genocidio. Finora per il massacro di Srebrenica sono state comminate una cinquantina di condanne per complessivi 700 anni di carcere.

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