mercoledì 30 giugno 2010
La Russia ha chiesto spiegazioni dopo il fermo di un gruppo accusato di spionaggio. I presunti infiltrati lavoravano sotto falso nome: per comunicare con la «centrale» moscovita usavano anche il sistema morse e l’inchiostro simpatico. Tra gli obiettivi quello di influenzare la politica degli Stati Uniti nell’Asia Centrale.
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Sembra di essere tornati alla Guerra fredda: Mosca ha chiesto a Washington spiegazioni ufficiali a proposito dell’arresto negli Usa di un gruppo di persone accusate di spionaggio per la Russia. Lo ha fatto il ministro degli Esteri Sergej Lavrov da Israele, rilevando sarcasticamente che «il momento in cui ciò è stato fatto è stato scelto con particolare raffinatezza», cioè subito dopo la visita del capo del Cremlino Dmitrij Medvedev per il G20, durante la quale si è incontrato con il suo omologo americano Barack Obama. In una nota a parte il ministero degli Esteri russo ha riconosciuto che le presunte spie sono cittadini russi, ma sostiene che «non hanno agito contro gli interessi americani». Parlando con l’ex presidente americano Bill Clinton nella sua residenza di Novo Ogarnoyo, alle porte di Mosca, il premier russo Putin ha detto: «Là a casa sua la polizia è fuori controllo, sta gettando gente in prigione». Poi ha aggiunto: «Spero che tutti i passi avanti fatti nei nostri rapporti (bilaterali) non vengano danneggiati» e «speriamo fortemente che coloro che tengono ai buoni rapporti lo capiscano». «Non riteniamo che l’evento possa danneggiare le relazioni con Mosca», ha replicato un funzionario del dipartimento di Stato americano. E in serata la Casa Bianca ha sottolineato che la vicenda «non influenzerà il reset», il nuovo inizio, dei rapporti Usa-Russia.La notizia che il Fbi aveva arrestato 10 agenti dello Svr, il Servizio di spionaggio all’estero di Mosca, si è diffusa nella notte di lunedì. Tutti «lavoravano» sotto falsi nomi americani e sono stati individuati dopo anni di lavoro del Fbi e del controspionaggio. Già lunedì le presunte spie sono state portate davanti alle Corti federali in varie città degli Usa: a Manhattan a New York, poi Boston, Seattle, Arlington in Virginia. I nomi, o meglio, gli pseudonimi, dei 10 agenti sono: Richard Murphy, Cynthia Murphy, Vicky Pelaez, Juan Lazaro, Annz Chapman, Michael Zottoli (che si spacciava per italiano), Patricia Mills, Donald Howard Heathfield, Reacey Lee Ann Foley e Mikhail Semenko. Ieri si è appreso che un undicesimo ricercato, Christopher Robert Metsos, è stato arrestato a Cipro mentre si preparava a partire per Budapest, ma è stato messo in libertà su cauzione. Le presunte spie si servivano per le loro comunicazioni con la «centrale» moscovita sia di strumenti tecnologici sofisticati, sia di vecchi arnesi dello spionaggio, noti dai film sulla Guerra fredda e dai romanzi di Le Carré. Per esempio accanto alla «steganografia», un sistema per crittare e-mail inviate per computer, i sospettati inviavano documenti per posta, notizie per radio, o per telegrafo col sistema morse, o addirittura usavano i vecchi «inchiostri simpatici». Per confermare la propria identità in occasione di contatti usavano dei codici del tipo: «Non ci siamo già incontrati in California la scorsa estate?», «No, credo che fossero gli Hampton». Il Fbi dispone di video in cui si vedono alcuni agenti che ricevono soldi da funzionari russi. Fra le accuse vi è anche quella di riciclaggio. Tutti gli arrestati vivevano sul territorio degli Usa da molti anni, e tutti parlano correntemente l’inglese. Sequestrati anche passaporti britannici e irlandesi. Oltre allo pseudonimo (alcuni appartenevano ad americani morti), ognuno di loro aveva ricevuto una «leggenda», cioè una biografia falsa. Alcuni vivevano come coppie di sposi ed avevano anche dei figli.I documenti intercettati dal Fbi dimostrano che gli agenti avevano degli obiettivi ben precisi, come la politica Usa in Asia Centrale, la posizione Usa su Iran e Afghanistan, l’atteggiamento di Washington sul trattato Start-2. Il Fbi è riuscitoa a catturare gli agenti dopo aver intercettato alcuni messaggi per Mosca, in cui, fra l’altro, si affermava: «Siete stati mandati negli Usa per un viaggio a lungo termine. La vostra istruzione, conti bancari, auto, casa, ecc. tutto ciò deve servire a un solo scopo, eseguire la vostra missione principale: cercare e sviluppare contatti nei circoli politici decisionali negli Usa e mandare rapporti al Centro».
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