lunedì 21 dicembre 2015
​Il partito del premier vince ma crolla al 29%. Secondo il Psoe. Miete consensi la formazione di Iglesias, attorno al 20%. L'ipotesi di un'alleanza a sinistra.
ANALISI L'esempio greco faccia riflettere di Giorgio Ferrari
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All'indomani del voto che ha sancito la fine del bipolarismo in Spagna, i socialisti del Psoe e gli anti-casta di Podemos hanno già sbarrato il passo al Partito popolare del premier uscente Mariano Rajoy, prima forza politica con il 28%. "Non permetteremo ai Popolari di governare" ha detto il leader di Podemos, Pablo Iglesias, prefigurando la possiblità di un'inedita alleanza a sinistra. Per ora l'unico dato certo è la preoccupazione dei mercati: pochi minuti dopo l'apertura della borsa, l'indice guida Ibex era sceso del 3% e a metà giornata era ancora oltre il -2%, con perdite pesanti per i titoli delle banche e delle imprese più dipendenti dallo Stato. Dopo 40 anni di stabilità politica garantita da un sistema bipolare Pp-Psoe, con l'irruzione in parlamento di decine di deputati di Podemos e di Ciudadanos, la Spagna rischia di entrare in una fase di forti turbolenze politiche.Crollano i Popolari. ll Pp ottiene il 28,7% dei voti e 122 seggi su 350 nel nuovo Congresso di Madrid. Perde 64 deputati e la maggioranza assoluta rispetto alla legislatura uscente.Tengono i socialisti. Il Psoe di Pedro Sachez arriva secondo con il 22,1% e 91 deputati. Ne perde 20 ma riesce a evitare l'umiliante sorpasso di Podemos grazie soprattutto alla buona tenuta in Andalusia.o. Il partito post-indignado di Pablo Iglesias, dopo una spettacolare rimonta negli ultimi giorni di campagna, registra un successo storico e sbarca in parlamento con 69 deputati, vincendo in Catalogna e nel Paese Basco.Ciudadanos si ferma al 14%. Quarto con il 13,9% e 40 deputati si piazza l'altro partito anti-casta, il centrista Ciudadanos di Albert Rivera, crollato nelle ultime due settimane.Rajoy: obiettivo "governo stabile". Rajoy ha affermato ieri sera che tenterà di formare un "governo stabile", aggiungendo che "inizia una tappa non facile": "sarà necessario parlare molto e raggiungere accordi". Anche il leader socialista Sanchez ha riconosciuto che spetta al leader Pp tentare di formare il nuovo governo e si è congratulato con lui.ANALISI L'esempio greco faccia riflettere di Giorgio FerrariRebus maggioranza. Il risultato di queste elezioni storiche, che pongono fine al bipartitismo che ha governato il paese dalla fine della dittatura di Franco, ma anche alla sua leggendaria stabilità politica, proiettano la Spagna in scenari "all'italiana". Il quadro delineato dal voto è infatti di una difficile governabilità. Non solo nessun partito ottiene la maggioranza assoluta. Ma anche le coalizioni "coerenti" fra i partiti della "vecchia" politica e quelli del "nuovo", fra Pp e Ciudadanos o fra Psoe e Podemos, ipotizzate dagli analisti prima del voto, restano sotto la sbarra dei 176 seggi nel Congresso. Il risultato del Pp rende difficile anche un governo minoritario di Rajoy. Il delicato ruolo di re Felipe VI. Questa situazione complicata rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare lo spettro di un ritorno anticipato alle urne. Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell'ultimo mezzo secolo.L'ipotesi "grande coalizione" alla tedesca. L'unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una "grosse-koalition" alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall'ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi. "Semmai ne parleremo lunedì" aveva detto.Le difficili alleanze. La formazione del nuovo governo di Madrid sarà con ogni probabilità lunga e laboriosa. Le ipotetiche coalizione di centro-destra Pp-Ciudadanos o di centro-sinistra Psoe-Podemos supererebbero rispettivamente 162 e 160 deputati. Per riuscire a ottenere l'investitura sarebbe necessario l'appoggio di deputati dei partiti nazionalisti, catalani o baschi, che diventerebbero un problematico ago della bilancia e farebbero pagare a caro prezzo il loro voto. Dopo le scintille fra Rajoy e il presidente secessionista catalano Artur Mas sembra difficile che i catalani possano offrire una stampella a un governo Pp. Trionfa il nuovo. Ma queste elezioni sono soprattutto una vittoria del "nuovo" in politica, in particolare di Podemos. I due partiti anti-casta formati un anno fa irrompono in parlamento con 109 deputati su 350 e provocano uno tsunami politico. Sono determinati a restare prendendo il posto, e mandando progressivamente in pensione, i "vecchì Pp e Psoe, come Tsipras e Syriza hanno fatto in Grecia con lo storico Pasok. Pablo Iglesias questa notte soddisfatto ha annunciato la nascita di una "nuova Spagna".
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