giovedì 3 dicembre 2009
Un kamikaze travestito da donna si è fatto esplodere nell'affollatissimo salone di un albergo dove era in corso una cerimonia di consegna di lauree. Almeno venti i morti, ma è un bilancio certamente destinato ad aggravarsi, mentre fonti non confermate parlano già di oltre 30 vittime. Tra loro tre ministri, un quarto versa in coma profondo, e due giornalisti. I feriti accertati sono almeno 50, molti in condizioni gravissime. 
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Strage a Mogadiscio. Un kamikaze travestito da donna si è fatto esplodere nell'affollatissimo salone di un albergo dove era in corso una cerimonia di consegna di lauree. Almeno venti i morti, ma è un bilancio certamente destinato ad aggravarsi, mentre fonti non confermate parlano già di oltre 30 vittime. Tra loro tre ministri, un quarto versa in coma profondo, e due giornalisti. I feriti accertati sono almeno 50, molti in condizioni gravissime. Non ci sono state, finora, rivendicazioni. Ma tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere che la strage sia opera degli Shabaab, gruppo integralista islamico considerato il braccio armato di al Qaida in Somalia, che ormai egemonizza la ribellione contro il Governo Federale di Transizione, internazionalmente riconosciuto ed appoggiato, ma molto debole sul territorio. Quasi tutta la Somalia, compresa la sua capitale, è ormai di fatto nelle mani degli Shabaab, che vi applicano in maniera crudelissima la sharia, la legge islamica.L'attentato è avvenuto poco dopo le 10 del mattino locali (le otto in Italia) nell'hotel Shamo, che si trova nell'area detta del km 4, zona meridionale di Mogadiscio, ritenuta sicura essendo uno dei pochi spicchi della capitale controllato, almeno in teoria, dalle truppe governative e dai peacekeepers  panafricani. Ma evidentemente non lo è, o non lo è più.La scena di cui hanno parlato i sopravvissuti sono spaventose. Una gran fila di studenti - tocco in testa - che attendevano la consegna della laurea, in medicina. Molti i parenti presenti, e folta rappresentanza del governo. Poi tutto è esploso, con bradelli di corpi che volavano. Testimone muta, la telecamera di uno dei giornalisti morti, il fotoreporter della Tv al Arabia, Abdulkadir Omar Odulle (somalo come l'altro giornalista morto) che stava riprendendo la cerimonia. A un certo punto la telecamera vola per aria, cade in terra, e continua a girare per un pò, riprendendo gli orrori. Abdulkadir, intanto, è già morto. Poi tre ministri. Quella della Sanità Qamar Aden Alì, che viveva e lavorava a Londra ed era tornata in Patria per rilanciarvi la speranza. Quello dell'Università Ibrahim Addow, anche lui rientrato dalla diaspora. Morta con lui anche la sua giovane figlia. Ancora, il responsabile della Pubblica istruzione Ahmed Abdullah. In coma profondo il ministro della Gioventù e dello Sport, Suleiman Roble. Se ce la farà, e le sue condizioni lo consentiranno, domattina sarà trasportato - con un'altra quindicina di feriti tra i più gravi- a Nairobi. Un altro durissimo colpo alle residue speranza di rovesciare il trend somalo, dove gli Shabaab appaiono sempre più padroni del campo, sulla strada di afghanizzare il Paese, con tremendi rischi di effetto domino in tutta la grande regione.Non a caso proprio nei giorni scorsi fonti di intelligence avevano indicato che c'era il rischio di un attentato di rilievo da parte degli Shabaab, per riaffermare -dopo aver di fatto conquistato tutto il Sud, il Centro, e buona parte dell'Ovest, la loro sostanziale impunità, la capacità ci colpire ovunque e comunque. Tutte le cancellerie mondiali, come sempre, hanno condannato con sdegno l'attentato. Il che non smuove di un millimetro l'avvitamento sempre più drammatico e veloce della situazione.
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