lunedì 28 dicembre 2015
​In tre località abitanti e guerriglieri potranno andarsene. Partite già 450 persone. Doppio attacco kamikaze a Homs: almeno 32 morti.
L'esercito iracheno riprende Ramadi e punta a Mosul
COMMENTA E CONDIVIDI
E' entrata in vigore in Siria una tregua, promossa dall'Onu, tra governo di Damasco e alcune forze ribelli. L'evacuazione di migliaia di miliziani ribelli e di civili è cominciata oggi da tre località siriane. Oltre 120 combattenti devono lasciare Zabadani, ultima roccaforte ribelle alla frontiera siro-libanese, per recarsi, attraverso il Libano e poi la Turchia, nelle altre zone sotto il controllo dei ribelli in Siria. Parallelamente, 335 civili e combattenti delle località di Foua e Kafraya, gli unici villaggi sciiti della provincia di Idleb (nord-ovest), torneranno nelle zone del regime, attraversando i due Paesi vicini. Negoziata dalle Nazioni Unite, la prima fase dell'accordo riguarda l'istituzione di un cessate-il-fuoco, seguito dalla fornitura di aiuti umanitari e infine dagli sgomberi di civili e combattenti feriti. Il regime di Bashar al Assad ha inoltre finora concluso diverse tregue con i gruppi ribelli. Questi accordi di "riconciliazione locale" prevedono in particolare che i ribelli depongano le armi in cambio di aiuti agli abitanti bloccati all'interno e che vivono in condizioni precarie. Dall'inizio del conflitto in Siria, più di 250mila persone sono morte e in milioni hanno abbandonato le proprie case. Un inedito accordo che prevedeva il ritiro da tre quartieri meridionali di Damasco di circa 4mila civili e miliziani jihadisti appartenenti in particolare al Daesh e al Fronte al Nusra (Al Qaeda) è stato sospeso, all'indomani della morte del potente leader ribelle Zahroun Alloush, alla guida della milizia islamista Jaysh al-Islam (formazione anti-Assad). Intanto però la guerra non si ferma. È di almeno 32 morti e 90 feriti il bilancio di un doppio attentato suicida avvenuto oggi a Homs, città nella regione centrale della Siria sotto il controllo governativo. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: