giovedì 27 febbraio 2014
Nella città, in mano a un gruppo jihadista legato ad al-Qaeda, diffuse una serie di regole che i non musulmani devono seguire per essere "protetti". Ma i cristiani ormai sono quasi scomparsi.
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Un gruppo jihadista legato ad al-Qaeda ha diffuso una serie di regole che i cristiani di Raqqa devono seguire per essere "protetti". Fra queste vi sono una tassa, compiere i riti al chiuso, non indossare nessun segno cristiano evidente. Gli estensori delle regole sono i membri dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil).Raqqa, città del nord della Siria - ricorda Asianews - aveva 300mila abitanti prima dell'inizio della guerra civile nel marzo 2011. Fra questi, l'1% era cristiano. Ora molti abitanti sono fuggiti e la città è nelle mani dell'Isil, che ha diffuso il testo dell'accordo sui siti jihadisti. Sotto la minaccia di essere trattati con violenza, i cristiani devono pagare la "jiziya", l'antica tassa obbligatoria per i non musulmani. I cristiani ricchi dovranno pagare una somma pari al valore di 13 grammi di oro puro (mezza oncia); quelli della classe media metà della somma; quelli della classe povera un quarto. I cristiani non devono esporre croci o simboli della loro fede in ambienti frequentati dai musulmani e soprattutto al mercato; non devono usare altoparlanti per il richiamo alla preghiera; devono compiere i loro riti a porte chiuse all'interno degli edifici di culto. Il gruppo esige anche che i cristiani si conformino alle regole sul vestire in modo modesto imposte a tutti gli abitanti. Ai cristiani è vietato portare armi, come pure restaurare chiese e monasteri della zona. Chi non si attiene a queste regole, avrà il destino assegnato alla "gente della guerra e della ribellione", cioè l'uccisione.Ma ddelle centinaia di cristiani che vivevano in città fino al 2011 ne sono rimasti solo una decina.
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