venerdì 16 giugno 2023
Il padre francescano Hanna Jallouf che vive nella regione di Idlib controllata dai jihadisti: «L'80% delle case è ancora inagibile. Abbiamo creato due cappelle: siamo tribolati ma non distrutti»
Padre Hanna Jallouf con la sua comunità a Knayeh

Padre Hanna Jallouf con la sua comunità a Knayeh - Pro Terra Sancta

COMMENTA E CONDIVIDI

«I danni sono enormi, coi stiano davvero impegnando ma la situazione è davvero difficile. E tuttavia ricostruiamo sempre, dove è possibile» afferma padre Hanna Jallouf, francescamo che da anni collabora con "Pro Terra Sancta". Knayeh è un piccolo villaggio della Siria occidentale che ospita una piccola comunità cristiana in una zona, come tutta la regione di Idlib non sotto il controllo del governo di Damasco, dove operano pure forze jihadiste.

Ricostruire, a più di 4 mesi dal terremoto del 6 febbraio che qui ha colpito più duro che altrove, è molto difficile: nella regione sotto il controllo dei ribelli l'acceso dei convogli umanitari, come del materiale per la ricostruzione, è quanto mai difficoltoso. «Quasi l’80% delle case di Knayeh è stato distrutto. Anche il villaggio di Jdaide è stato gravemente danneggiato, i danni maggiori però si sono verificati a Yacoubieh, a partire dal nostro convento e nella chiesa, che è crollata interamente. A Knayeh, la nostra chiesa è stata in parte demolita e la vecchia scuola è inagibile. Dal nostro convento sono crollati diversi pezzi a terra e certe zone sono impraticabili» racconta sempre padre Hanna Jallouf. La comunità si è subito messa al lavoro per sgombrare le macerie e riparare il riparabile, ma dopo aver riaperto le strade «abbiamo visto alcuni cristiani che sono andati a dormire al campo profughi. È la prima volta che succede, in tutti questi anni, ed è preoccupante, segno di una situazione davvero grave», prosegue il frate francescano.

La piccola comunità cristiana, si legge sul sito di Pro Terra sancta, ha continuato a vivere la fede con "gioia e serenità" celebrsabdo la Pasqua mentre nel mese di maggio ogni giorno è stato recitato il rosario: «Abbiamo creato due cappelle per celebrare, in attesa di poter ricostruire la chiesa che è andata distrutta. Come direbbe san Paolo, siamo tribolati ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo», conclude padre Hanna Jallouf.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: