martedì 25 gennaio 2022
Le forze curde, appoggiate dagli Usa, sono pronte all'"operazione finale" per liberare la struttura dai miliziani. Le vittime sono già più di 150
Le forze Usa e curde pattugliano le strade di Hasake

Le forze Usa e curde pattugliano le strade di Hasake - Ansa

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Sono centinaia. Ragazzi, ma anche bambini: in gran parte siriani e iracheni ma anche di altre nazionalità, occidentali compresi. Intrappolati nel fuoco incrociato tra i miliziani del Daesh e le forze curde. Secondo l’Unicef, sono addirittura più di 850, alcuni hanno appena 12 anni: si trovano nel carcere di Gweiran, alla periferia meridionale della città petrolifera siriana di Hasake, al confine con l'Iraq, da giorni teatro di scontri violentissimi tra i miliziani del Daesh - che venivano dati ormai per sconfitti - e le forze curde. E invece i miliziani hanno rialzato la testa. Con un’azione “spettacolare” e sanguinosa. Un commando di miliziani è penetrato, nella notte tra mercoledì e giovedì, nel perimetro del superaffollato centro di detenzione, dove da anni sono rinchiusi migliaia di sospetti appartenenti al Daesh, facendo esplodere un’autobomba. In una sezione si trovano dal 2019 centinaia di minori, rimasti nel limbo del carcere in attesa di essere giudicati, rimpatriati nei rispettivi Paesi, che però - secondo le organizzazioni umanitarie - fanno di tutto per non riconoscerli e accoglierli. "Chiediamo l'immediato rilascio dei minori", è l’appello dell’Unicef. "Il rischio che possano essere vittima degli scontri o che possano essere reclutati con la forza aumenta col prolungarsi dei combattimenti".

I miliziani arrestati dopo la fuga vengono portati in autobus in altre strutture

I miliziani arrestati dopo la fuga vengono portati in autobus in altre strutture - Ansa

L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria afferma che finora, nonostante gli sforzi militari delle forze curde e degli Stati Uniti, un braccio del carcere rimane sotto controllo dei miliziani jihadisti. E che il bilancio provvisorio dei sanguinosi combattimenti è di più di 150 uccisi, 102 dei quali tra le file del Daesh, almeno 25 tra i miliziani curdi, e 7 civili. Ma si tratta di cifre poco accurate e che andranno verificate al termine della mattanza. Sembra imminente il via libera all'"operazione finale" da parte delle forze curde: l'aviazione della Coalizione anti-Daesh a guida Usa continuano a sostenere sul terreno e dall'alto l'opera delle milizie del Pkk siriano, mentre giungono notizie della resa di "decine" di jihadisti evasi da giovedì a Hasake e nei dintorni. I media curdi riferiscono dell'uccisione da parte dei jihadisti di almeno cinque civili, ma di questo non si hanno conferme indipendenti. L'Ufficio Onu per il coordinamento umanitario ha reso noto che migliaia di abitanti dei quartieri di Hasake investiti dagli scontri sono fuggiti verso nord. Le forze curde hanno imposto il coprifuoco in tutta la città, i cui abitanti versano in condizioni umanitarie difficili a causa dell'assenza di elettricità e delle basse temperature invernali. Sonia Khush, direttrice del programma Siria per Save the Children, ha affermato che "quello che sentiamo dalla prigione di Guweiran è profondamente angosciante. Le notizie di bambini uccisi o feriti sono tragiche e oltraggiose".
L’Onu ha anche lanciato l’allarme sulla situazione dei 2,8 milioni sfollati nel nordovest della Siria. La maggior parte vive in accampamenti formati da tende che crollano sotto il peso della neve, in altri luoghi c'è molta pioggia, temperature gelide. "Siamo estremamente preoccupati. La comunità internazionale si mobiliti", ha detto Mark Cutts, vice coordinatore regionale per la Siria del Dipartimento per gli affari umanitari delle Nazioni Unite

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