giovedì 1 ottobre 2009
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Hanno impiegato meno di venti minuti per raggiungere la costa: quando si sono riti­rate, con il loro carico di morte e distru­zione, niente nei villaggi e nei resort per turisti e­ra uguale a prima. Cinque onde colossali, alte fi­no a otto metri («come il cielo», racconta una so­pravvissuta), hanno travolto l’arcipelago delle Sa­moa e, in maniera minore, le isole di Tonga nel­l’oceano Pacifico. Una catastrofe, con il bilancio delle vittime che è già a quota 113 – di cui 84 nel­le Samoa occidentali, 22 nelle Samoa ameri­cane e 7 a Tonga – ma sono tanti, ancora, i di­spersi. Lo tsunami è stato cau­sato da un sisma di ma­gnitudo 8 e una profon­dità di 18 chilometri ve­rificatosi alle ore 6,48 lo­cali (le 19,28 italiane) di martedì a circa 200 chi­lometri dall’arcipelago. In pochi minuti il mare ha prima cominciato a ritirarsi, poi sulle coste si sono abbattute in se­quenza cinque altissi­me onde. Persone e au­to sono state trascinate in mare, mentre molti al­tri fuggivano verso terreni più elevati. L’allarme t­sunami era stato lanciato con tempestività dal centro di Honolulu, nelle Hawaii, ma la vicinan­za delle isole all’epicentro del sisma non ha la­sciato scampo. Il sisma si è prolungato per oltre due minuti facendo scattare l’allarme fino alla Nuova Zelanda ed all’intera costa pacifica ameri­cana, dalle Hawaii allo stato di Washington alla Ca­lifornia. Il premier delle Samoa occidentali, Tuilaepa Sai­lele Malielegaoi, si è detto «sotto choc» per la tra­gedia «inimmaginabile» che ha colpito l’arcipe­lago. «Abbiamo perso tanto, tante persone sono scomparse», ha detto Malielegaoi, che appariva scosso e angosciato. Sono stati spazzati via dalle onde gran parte dei 20 villaggi sulla costa meri­dionale dell’isola principale di Upolu, la zona più frequentata dai turisti. Fra i morti anche una don­na e un bimbo australiani, un bimbo britannico e un neozelandese, mentre altri sei australiani ri­sultano dispersi. Nelle Samoa americane lo tsu­nami ha colpito l’unico Parco nazionale Usa a sud dell’Equatore, dove decine di turisti e operatori risultano dispersi: l’acqua ha inondato fino ad ol­tre un chilometro di terraferma. La capitale Pago Pago è stata completamente sommersa e la stra­da per l’aeroporto distrutta. La capitale delle Sa­moa occidentali, Apia, ieri era deserta, con scuo­le e negozi chiusi, mentre migliaia di persone so­no state trasferite in terreni più elevati. Le preoc­cupazioni maggiori sono ora per il rischio di fra­ne, e per la difficoltà a raggiungere le comunità i­solate delle isole minori. Danni anche a Tonga, dove l’isola settentrionale di Niuatoputapu è la zona più disastrata: qui si contano 7 morti e 3 di­spersi. Distrutti il villaggio principale, gli ospeda­li, gli edifici governativi e la pista dell’aeroporto. «Non c’è stato tempo per mettersi in salvo, anche perché le spiagge colpite sono ai piedi di una al­ta scogliera e bisogna camminare per due chilo­metri per raggiungere la strada e salire in luoghi più alti», ha raccontato ieri all’agenzia Misna la dottoressa Monalisa Punivalu, contattata al pron­to soccorso dell’ospedale nazionale Motootua ad Apia. Da ieri mattina nell’ospedale sono stati ri­coverati 200 pazienti. «Potrebbe essere necessaria una settimana per a­vere un bilancio definitivo», ha detto Michael Sa­la, responsabile per la sicurezza interna nelle Sa­moa americane, mentre gravi danni sono segna­lati anche in diversi villaggi delle Samoa occiden­tali, compresi Talamoa e Sau Sau Beach Fale. Vit­time anche nei villaggi di Vailoa a Malaela. Il vil­laggio di Lalomanu è stato raso al suolo. «È suc­cesso tutto molto rapidamente – ha raccontato un testimone –. L’intero villaggio di Sau Sau Bea­ch è stato raso al suolo. Non c’è più rimasta una H casa in piedi». Il presidente americano Barack O­bama ha ordinato l’invio immediato di due squa­dre di soccorritori. L’Unione europea ha già dato il via libera a 150mila euro di aiuti (a disposizio­ne della Croce Rossa), e anche Australia e Nuova Zelanda si sono attivate per gli aiuti e la ricerca dei sopravvissuti. La Caritas australiana ha avviato una raccolta di donazioni, mentre Caritas Samoa sta già effet­tuando una prima valutazione dei danni. Ospe­dali e servizi medici sono stati spostati presso l’I­stituto Cattolico di Longoipulotu. Spostati lì an­che il Centro Pastorale – adibito a centro medico di emergenza – e i servizi della Chiesa locale. Ri­sultano parzialmente danneggiate anche le sedi di Caritas Samoa e Caritas Tonga.
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