Hanno impiegato meno di venti minuti per raggiungere la costa: quando si sono ritirate, con il loro carico di morte e distruzione, niente nei villaggi e nei resort per turisti era uguale a prima. Cinque onde colossali, alte fino a otto metri («come il cielo», racconta una sopravvissuta), hanno travolto l’arcipelago delle Samoa e, in maniera minore, le isole di Tonga nell’oceano Pacifico. Una catastrofe, con il bilancio delle vittime che è già a quota 113 – di cui 84 nelle Samoa occidentali, 22 nelle Samoa americane e 7 a Tonga – ma sono tanti, ancora, i dispersi. Lo tsunami è stato causato da un sisma di magnitudo 8 e una profondità di 18 chilometri verificatosi alle ore 6,48 locali (le 19,28 italiane) di martedì a circa 200 chilometri dall’arcipelago. In pochi minuti il mare ha prima cominciato a ritirarsi, poi sulle coste si sono abbattute in sequenza cinque altissime onde. Persone e auto sono state trascinate in mare, mentre molti altri fuggivano verso terreni più elevati. L’allarme tsunami era stato lanciato con tempestività dal centro di Honolulu, nelle Hawaii, ma la vicinanza delle isole all’epicentro del sisma non ha lasciato scampo. Il sisma si è prolungato per oltre due minuti facendo scattare l’allarme fino alla Nuova Zelanda ed all’intera costa pacifica americana, dalle Hawaii allo stato di Washington alla California. Il premier delle Samoa occidentali, Tuilaepa Sailele Malielegaoi, si è detto «sotto choc» per la tragedia «inimmaginabile» che ha colpito l’arcipelago. «Abbiamo perso tanto, tante persone sono scomparse», ha detto Malielegaoi, che appariva scosso e angosciato. Sono stati spazzati via dalle onde gran parte dei 20 villaggi sulla costa meridionale dell’isola principale di Upolu, la zona più frequentata dai turisti. Fra i morti anche una donna e un bimbo australiani, un bimbo britannico e un neozelandese, mentre altri sei australiani risultano dispersi. Nelle Samoa americane lo tsunami ha colpito l’unico Parco nazionale Usa a sud dell’Equatore, dove decine di turisti e operatori risultano dispersi: l’acqua ha inondato fino ad oltre un chilometro di terraferma. La capitale Pago Pago è stata completamente sommersa e la strada per l’aeroporto distrutta. La capitale delle Samoa occidentali, Apia, ieri era deserta, con scuole e negozi chiusi, mentre migliaia di persone sono state trasferite in terreni più elevati. Le preoccupazioni maggiori sono ora per il rischio di frane, e per la difficoltà a raggiungere le comunità isolate delle isole minori. Danni anche a Tonga, dove l’isola settentrionale di Niuatoputapu è la zona più disastrata: qui si contano 7 morti e 3 dispersi. Distrutti il villaggio principale, gli ospedali, gli edifici governativi e la pista dell’aeroporto. «Non c’è stato tempo per mettersi in salvo, anche perché le spiagge colpite sono ai piedi di una alta scogliera e bisogna camminare per due chilometri per raggiungere la strada e salire in luoghi più alti», ha raccontato ieri all’agenzia Misna la dottoressa Monalisa Punivalu, contattata al pronto soccorso dell’ospedale nazionale Motootua ad Apia. Da ieri mattina nell’ospedale sono stati ricoverati 200 pazienti. «Potrebbe essere necessaria una settimana per avere un bilancio definitivo», ha detto Michael Sala, responsabile per la sicurezza interna nelle Samoa americane, mentre gravi danni sono segnalati anche in diversi villaggi delle Samoa occidentali, compresi Talamoa e Sau Sau Beach Fale. Vittime anche nei villaggi di Vailoa a Malaela. Il villaggio di Lalomanu è stato raso al suolo. «È successo tutto molto rapidamente – ha raccontato un testimone –. L’intero villaggio di Sau Sau Beach è stato raso al suolo. Non c’è più rimasta una H casa in piedi». Il presidente americano Barack Obama ha ordinato l’invio immediato di due squadre di soccorritori. L’Unione europea ha già dato il via libera a 150mila euro di aiuti (a disposizione della Croce Rossa), e anche Australia e Nuova Zelanda si sono attivate per gli aiuti e la ricerca dei sopravvissuti. La Caritas australiana ha avviato una raccolta di donazioni, mentre Caritas Samoa sta già effettuando una prima valutazione dei danni. Ospedali e servizi medici sono stati spostati presso l’Istituto Cattolico di Longoipulotu. Spostati lì anche il Centro Pastorale – adibito a centro medico di emergenza – e i servizi della Chiesa locale. Risultano parzialmente danneggiate anche le sedi di Caritas Samoa e Caritas Tonga.