martedì 26 gennaio 2021
Il dolore del patriarca per gli attentati di settimana scorsa, mentre proseguono i preparativi: una visita spirituale «importante per i cristiani, ma anche per musulmani e altre realtà religiose»
Il cardinale Louis Raphael Sako

Il cardinale Louis Raphael Sako - Siciliani

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"Grande preoccupazione" come pure "tristezza da parte della gente". Il duplice attentato kamikaze di giovedì scorso a Baghdad, rivendicato 24 ore dopo dal Daesh, come uno squarcio ha turbato queste settimane di febbrile lavoro in preparazione della visita di papa Francesco in Iraq. Il cardinale Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, non nasconde in una intervista a Vatican News il dolore di tutta la sua comunità per le 32 vittime e gli oltre 100 feriti: "Questi che sono stati ammazzati sono gente povera, veramente povera. Purtroppo questi attacchi hanno un fine politico, rappresentano un messaggio al governo" come al nuovo presidente americano e per cui l'esecutivo di Baghdad "ha preso delle misure".

Ben salda resta comunque la speranza, afferma il patriarca caldeo : "La gente chiede sempre quando arriverà la pace, la difesa della dignità umana", nonostante da quasi 20 anni il paese viva in una sorta di "anarchia". Serve tempo per la riconciliazione, ma prima ancora "ci vuole buona volontà da parte dei politici. Se non c'è questo, non ci sarà pace". E in questa situazione "anche le milizie devono ubbidire al governo iracheno e il governo deve imporre il ritiro delle armi". Tutto, precisa il cardinale iracheno, "deve rimanere nelle mani del governo e non dei partiti politici".
Per preparare spiritualmente la visita di papa Francesco, in programma dal 5 all'8 marzo, la Chiesa irachena sta vivendo tre giorni di digiuno e preghiera.
Contro i cristiani "finora non c'è stato niente, già da qualche anno. Ma noi facciamo parte dell’Iraq, non viviamo da soli siamo con tutti gli altri", prosegue Sako. Dunque "siamo fratelli e sorelle di una grande famiglia che si chiama Iraq. Con i tre giorni di preghiera vogliamo dire che tutti siamo figli di Dio, il Dio di tutta l'umanità". Una preghiera che culminerà con un pellegrinaggio nella Piana di Ninive per "affermare che Dio guarda indistintamente a tutti" e poi, prosegue il patriarca di Baghdad "è una forte richiesta al Signore affinché ci salvi dalla pandemia in corso" in Iraq - dove i contagi sono 500/600 al giorno - come in tutto il mondo. Con questa forte determinazione prosegue la preparazione del viaggio di Francesco, "per tutti un evento straordinario. Il Papa verrà a dire: basta, basta guerre, basta violenza, cercate la pace e la fraternità e la tutela della dignità umana". Due cose, in particolare porterà il Pontefice, secondo Sako: "Conforto e speranza, che finora ci sono stati negati". Una visita, conclude il primate iracheno "dai connotati piuttosto spirituali, nella quale non si darà tanta importanza al folklore, alla festa. Sarebbe perdere il vero senso della visita". Un evento "molto importante per noi cristiani", ma tutti in Iraq attendono la visita di Jorge Bergoglio, "anche i musulmani, altre realtà religiose e i vertici di governo".





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