giovedì 10 febbraio 2011
Mons Louis Sako, la cui diocesi è stata colpito da una nuova serie di attentati, ha parlato della situazione mediorientale in un'intervista all'agenzia Sir: «All’inizio gli Usa sono venuti parlando di democrazia, prosperità, ricchezza. Oggi l’Iraq è povero e con molti problemi. La democrazia non è un concetto esportabile». « Siamo di fronte a due estremismi: il primo è religioso, orientale musulmano, il secondo, occidentale, è il secolarismo che non vuole nemmeno riconoscere che la storia dell’Occidente è cristiana».
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"Ci sono forze e movimenti islamici che vogliono cambiare il Medio Oriente, creando Stati islamici, dei califfati, in cui vige la sharia". Così l’arcivescovo di Kirkuk,  mons. Louis Sako, commenta la situazione politico-religiosa in un'intervista concessa all'agenzia Sir. "Gli attacchi a tre quartieri di Kirkuk, come in altre parti dell’Iraq sono opera di questi gruppi islamisti come Al Qaeda e Ansar al Islam. Il nostro governo non sembra in grado di garantire la sicurezza dei suoi cittadini".Per Sako "il Medio Oriente è un vulcano che fa paura, ci sono focolai di rivolte un po’ dovunque, anche se vanno operati dei distinguo in ordine alle cause. È tuttavia una situazione preoccupante, cominciata con l’Iraq, la Tunisia, l’Egitto, e a poco a poco stiamo vedendo la Giordania, lo Yemen, la Siria. Se l’Egitto dovesse cadere in mano a forze islamiste sarà un problema per tutti e con innegabili ricadute negative per le minoranze cristiane".Alla domanda se l'Occidente abbia ben compreso il rischio d'islamizzazione in questi Paesi, Sako risponde che "la mentalità occidentale non consente di comprendere a pieno questo rischio. In Oriente tutto è religioso, anche la concezione politica, non c’è separazione tra politica e religione come in Occidente dove c’è un vuoto terribile. Siamo di fronte a due estremismi: il primo è religioso, orientale musulmano, il secondo, occidentale, è il secolarismo che non vuole nemmeno riconoscere che la storia dell’Occidente è cristiana. Tutti i valori cristiani sono messi in disparte, confinati nella sfera privata delle persone. Non c’è violenza materiale ma questo atteggiamento è contro la democrazia. In Oriente invece è l’opposto, la religione pervade tutto".Sako manifesta scetticismo riguardo al ruolo della comunità internazionale: "Osserviamo adesso che gli Usa seguono con particolare preoccupazione la crisi egiziana. Il futuro di questa area del mondo è ignoto e fa paura. Penso al mio Paese, l’Iraq: all’inizio gli Usa sono venuti parlando di democrazia, prosperità, ricchezza. Oggi l’Iraq è povero e con molti problemi. La democrazia non è un concetto esportabile. Se democrazia e libertà devono esserci, queste siano per tutti e non solo per un piccolo gruppo"."Gli iracheni - aggiunge il presule di Kirkuk - hanno paura che l’Egitto, che ha un grande impatto sugli altri Paesi mediorientali, sprofondi nella divisione etnica e religiosa avviandosi a replicare la situazione drammatica dell’Iraq. I timori di un nuovo Iraq sono evidenti".
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