sabato 28 agosto 2010
Il portavoce del ministro degli Esteri iraniano ha precisato che il verdetto sul caso della donna «è ancora sotto esame» ma Teheran «non si piegherà alle presioni». La condanna a morte della donna ha suscitato dure reazioni e ampia mobilitazione internazionale.
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Di fronte alla crescente mobilitazione internazionale per salvare la vita a Sakineh Mohammadi Ashtiani, l'Iran ha ribadito oggi che ancora non è stata presa alcuna decisione finale sulla lapidazione della donna condannata a morte per adulterio e complicità nell'omicidio del marito. «Per le pene molto pesanti c'è una procedura particolarmente lunga. Questo verdetto è ancora sotto esame e, quando la giustizia giungerà a una conclusione finale, l'annuncerà», ha detto il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast.Il portavoce ha ricordato che la pena è stata sospesa di recente e ha ammonito che la giustizia della Repubblica islamica «non si piegherà alle pressioni», alludendo alla mobilitazione di governi, esponenti politici e grandi nomi del cinema e della letteratura.     Proprio ieri la Francia, dove è più attivo il movimento di sostegno a Sakineh, ha chiesto all'Ue di imporre nuove sanzioni a Teheran se la condanna a morte sarà eseguita. E il capo della diplomazia europea Catherine Ashton ha denunciato le esecuzioni con la lapidazione come «pratiche di altri tempi». L'Ue, come l'Onu e gli Stati Uniti, hanno già inasprito di recente le sanzioni imposte a Teheran per il suo programma nucleare, sospettato di avere finalità belliche.Sakineh, che ha 43 anni ed è madre di due figli, è in carcere da quattro anni a Tabriz, nell'Azerbaigian iraniano. La sua esecuzione è stata temporaneamente sospesa in luglio, anche se per le autorità i suoi crimini «sono stati accertati». Il 12 agosto la donna aveva "confessato" alla tv di Stato che un uomo, con il quale aveva una relazione, aveva ucciso suo marito in sua presenza. Ma i suoi avvocati - uno dei quali è fuggito dall'Iran per evitare l'arresto - sostengono che la donna è stata costretta a confessare sotto tortura.La condanna di Sakineh ha scatenato dure prese di posizione, manifestazioni e petizioni. Quella lanciata dal filosofo francese Bernard-Henri Levy ha raccolto adesioni prestigiose: il presidente Nicolas Sarkozy, la "premiere dame" Carla Bruni, lo scrittore ceco Milan Kundera, le attrici Mia Farrow e Juliette Binoche. Sit-in sono in programma oggi e domani in 100 città. A Parigi, però, oggi solo alcune centinaia di persone hanno partecipato a un raduno indetto da diverse associazioni nei giardini del Trocadero, di fronte alla Tour Eiffel. Una manifestazione, organizzata dai Verdi, si terrà il 2 settembre davanti all'ambasciata iraniana a Roma.
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