mercoledì 20 gennaio 2010
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Nella gara di solidarietà verso i bambini di Haiti l’Italia è pronta a fare la sua parte. Ma ci sono due presupposti perché, passata l’emergenza, ciò possa avvenire. Che sia il Governo dell’isola caraibica a chiederlo, dichiarando i piccoli adottabili, perché in stato di reale abbandono. E poi che le coppie italiane disponibili siano non sulla carta, ma effettive.È quanto emerso ieri dalla riunione della Commissione per le adozioni internazionali (Cai). «Siamo in grado fin da oggi di individuare, in collaborazione con gli enti autorizzati, le coppie in attesa di adozione, in Italia circa 6-7mila, che possono optare per l’adozione di minori haitiani», anche se hanno dapprima scelto un’altra nazione, ha detto ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, che ha tra le altre la delega alla famiglia e presiede la commissione. C’è, poi, un 30-35% di coppie che dopo aver ottenuto l’idoneità, non presentano domanda ad enti. Questa idoneità, ha detto il rappresentante del Governo, può essere «rinverdita». L’Italia – ha ricordato – è il secondo Paese al mondo per numero di adozioni: circa 4mila all’anno, seconda solo agli Stati Uniti.Per fronteggiare l’emergenza, la commissione ha deciso, poi, lo stanziamento di 1,8 milioni di euro. Il primo milione sarà disponibile già dalla prossima settimana e andrà all’organizzazione Save the children (350mila euro) per agevolare i ricongiungimenti con familiari feriti o dispersi; lo stesso ammontare andrà alla Caritas italiana per l’assistenza sanitaria e igienica per 20mila famiglie con bambini assistite dalla consorella haitiana. Infine, i restanti 300mila euro sono destinati all’Unicef per aiutare i bimbi ospiti di orfanotrofi e strutture temporanee. La seconda tranche di 800mila euro sarà in seguito assegnata a progetti di medio termine portati avanti nell’isola da altri enti.C’è, inoltre, la questione dei soggiorni temporanei per cure, un settore che necessita di nuove regole. A questo scopo oggi si riuniranno i sottosegretari Gianni Letta e Guido Bertolaso (oltre allo stesso Giovanardi) con i ministri degli Esteri, della Giustizia, dell’Economia e del Welfare. Si valuta la possibilità di ospitare i bambini in strutture sanitarie o colonie. Questo per prevenire le conseguenze negative registrate in passato con altre situazioni di emergenza, come i bambini bielorussi di Chernobyl e ruandesi dati in affido a famiglie. Anche in questo caso «è evidente che spetta al governo locale dire quanti bambini e quali, e per quanto tempo, intende inviare da noi. È un problema serio, da approfondire. Va evitato quel corto circuito secondo il quale i bambini fanno la spola con l’Italia più volte l’anno, le famiglie inevitabilmente si affezionano e pensano all’adozione anche quando non è possibile», ribadisce Giovanardi.Infine il sottosegretario ha definito la pratica delle adozioni a distanza, «un’altra forme efficace che si aggiunge alle altre». La Provincia dell’Aquila, ha fatto sapere sempre ieri la presidente Stefania Pezzopane, dopo aver avviato un programma di adozioni a distanza in altre parti del mondo, «è pronta a far scattare la macchina degli aiuti anche per Haiti». E sono già una quarantina, ma il numero cresce di minuto in minuto, le famiglie aquilane che si sono rese disponibili per un affido temporaneo, chiamando la locale associazione Puer onlus.Se intervengono anche gli enti locali, e significativo è che lo faccia una comunità duramente colpita da un sisma, il coordinamento degli aiuti destinanti ai minori è europeo. La commissione italiana è, infatti, in contatto con le autorità di altri paesi di accoglienza in vista di iniziative di sostegno al governo haitiano, al fine di accelerare le procedure per l’accertamento e la dichiarazione di adottabilità. Il 21 gennaio è prevista a Parigi una riunione informale di alcune autorità centrali europee per lo studio e l’attuazione di buone pratiche. La Cai, infine, ha precisato che le adozioni di bimbi haitiani verso Olanda e Francia, avvenute in questi giorni, riguardano procedure già concluse prima del sisma.
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