giovedì 16 settembre 2010
Sfuriata del presidente francese. In una riunione con alcuni senatori ha attaccato la rappresentante dell’esecutivo comunitario che aveva definito una «vergogna» le espulsioni. Secca la reazione dell’Unione: «Posizione comune». Barroso interviene a difesa della collega e ribadisce: «È vietata la discriminazione».
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Alle prese con difficoltà su più fronti in politica interna, in calo di popolarità nella fase più critica della sua presidenza, Nicolas Sarkozy ha perso le staffe di fronte all’attacco della lussemburghese Viviane Reding, commissario europeo responsabile del settore “Giustizia e cittadinanza”, che ha definito «una vergogna» la politica con cui la Francia espelle immigrati rom a decine di migliaia.Furibondo, in una riunione nel palazzo dell’Eliseo con un gruppo di senatori, il presidente francese ha dichiarato che se la signora Reding tiene tanto a proteggere i rom, allora «che li faccia venire nel suo Paese, che ne accolga qualcuno nel Lussemburgo». Riportata da partecipanti alla riunione, la sfuriata di Sarko ha gettato olio sul fuoco provocando una secca reazione da Bruxelles. La portavoce Pia Hansen, gelida, ha chiarito che «Viviane Reding ha parlato a nome della Commissione» quando ha espresso i suoi giudizi sulle espulsioni e preannunciato una procedura per violazione delle norme Ue sulla libera circolazione delle persone e sul rispetto dei diritti umani. «Il lavoro sulle procedure avviene sempre in coordinamento con il presidente della Commissione, la Commissione funziona collegialmente». Del resto, ha ricordato Hansen, sulle discriminazioni etniche, il presidente Barroso «si è pronunciato la scorsa settimana», sottolineando che nell’Ue «non c’è spazio per razzismo e xenofobia». Quando poi le è stato domandato come Barroso abbia preso le reazioni dell’Eliseo, il tono di Pia Hansen è diventato garbatamente sarcastico nel dire, quasi a sottolineare le differenze tra l’iracondo Sarkozy e il freddo Barroso, che «il presidente della Commissione è un tipo calmo ed è determinato a proseguire il suo lavoro».E dire che il quotidiano Le Monde aveva appena scritto che il governo francese intendeva sdrammatizzare lo scontro con la Commissione anche per non avvelenare l’atmosfera del vertice che riunisce oggi a Bruxelles i leader dei Ventisette per trattare questioni assai delicate di vigilanza finanziaria anti-speculazione. Ieri in un comunicato dell’Eliseo si è letto invece che «non si tratta di fare polemiche con la Commissione o l’Europarlamento», ma che «certe affermazioni sono semplicemente inaccettabili» e che Viviane Reding non è in sintonia con Barroso il quale – sempre secondo il comunicato – avrebbe in questione posizioni «moderate». L’Eliseo ha mirato insomma a creare divisioni nella Commissione. Costringendo Barroso a intervenire personalmente per dire che la procedura d’infrazione contro la Francia è stata decisa «con il sostegno del collegio dei commissari e mio personale». «La legge comunitaria – ha spiegato Barroso – va rispettata, la discriminazione etnica è vietata, e vietarla è un valore fondamentale dell’Ue». Salomonico, il gruppo degli europarlamentari del Ppe è poi intervenuto condannando «gli eccessi di entrambe le parti», mentre il presidente degli eurodeputati del Pld Mario Mauro ha ricordato che «non è più il momento degli scambi di accuse o delle strumentalizzazioni politiche». A spaccare il fronte europeo è però intervenuto, in serata, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, in un’intervista a Le Figaro, si è posto al fianco del leader francese. «Sostengo Nicola Sarkozy», ha detto il premier. «L’Europa non ha ancora compreso affatto – ha spiegato – che quello dei rom non è un problema unicamente francese o italiano, greco o spagnolo. Il presidente Sarkozy, invece, ne è pienamente cosciente». «La Reding – ha aggiunto Berlusconi – avrebbe fatto meglio a trattare la questione in privato con i dirigenti francesi prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto». Berlusconi ha dunque auspicato che «la convergenza franco-italiana aiuti a scuotere l’Europa ad affrontare il problema attraverso politiche comuni». Critico verso le posizioni Ue anche il cancelliere tedesco Angela Merkel, che si è detto d’accordo con la Reding nella sostanza, ma non nella forma. «Credo che la Commissione abbia naturalmente il diritto di controllare se i Paesi membri agiscono nel rispetto dei trattati europei – ha rilevato la Merkel –. Ma penso che il tono usato dalla signora Reding e in particolare i paragoni storici non erano del tutto appropriati». Il riferimento del cancelliere è alle dichiarazioni attribuite al commissario Ue: avrebbe detto che l’espulsione dei rom da parte della Francia le ha fatto venire in mente episodi accaduti durante la Seconda guerra mondiale. La Reding, però, in serata, ha voluto precisare che le espulsioni non hanno niente a che vedere con quanto successo durante la guerra.Dagli Stati Uniti, intanto, una fonte del Dipartimento di Stato ha fatto sapere che Washington invita il governo francese e quello di altri Paesi a «rispettare i diritti dei rom». L’Eliseo, in una nota, ha detto di «prendere atto» delle «scuse» della Reding.
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