sabato 26 agosto 2023
Ad oggi nessuno sa dire con precisione quanti siano i ragazzi deportati in Russia, senza il consenso dei genitori
Bambini ucraini

Bambini ucraini - Ansa

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Già diverse missioni riuscite. E molte resteranno a lungo un segreto. Più di 400 minori ucraini sono tornati dalla permanenza forzata in Russia. È il segno che qualcosa si sta muovendo e che un misto di fortuna, coraggio e diplomazia sotterranea, possono salvare vite.

L’organizzazione “Save Ukraine”, ad esempio, ha condotto nove operazioni di salvataggio ufficiali, «grazie alle quali siamo riusciti a far rientrare 150 bambini ucraini dalla Russia e dai territori occupati. Siamo grati a tutti coloro che ci sostengono e ci aiutano», scrive Mykola Kuleba, già commissario per l’Infanzia della presidenza ucraina e ora a capo dell’organizzazione umanitaria a cui si rivolgono centinaia di famiglie.

Riportare a casa i ragazzini implica un lavoro in più: proteggere i piccoli testimoni di potenziali crimini di guerra. Kyrylo Feshchenko, 14 anni, ha raccontato di aver subito umiliazioni, insulti e persino percosse quando è rimasto solo dopo la morte della madre, in territorio russo. Inizialmente quella era per loro l’unica via di fuga dai bombardamenti. Anche Danylo, 14 anni, di Kherson, racconta di essere stato costretto a cantare l’inno nazionale russo ogni mattina, mentre si trovava sotto la custodia delle forze di occupazione. E non era l’unico obbligo previsto dal programma di rieducazione.

Le loro storie hanno in comune la presenza di almeno un familiare che ne rivendicava la restituzione, attivando le ricerche per rintracciare i ragazzini e poi avviare un negoziato caso per caso con le autorità locali russe.

La missione della Santa Sede affidata al cardinale Matteo Zuppi ha mostrato che un percorso per la restituzione dei bambini e lo scambio dei prigionieri non è una chimera. Piccoli faticosi passi, ma indispensabili per riportare a casa i minori.

Ad oggi nessuno sa dire con precisione quanti siano i ragazzi deportati. Dmytro Lubinets, commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, sostiene che il numero di 700mila bambini allontanati è sovradimensionato. A suo avviso la Russia ha spostato illegalmente circa 150.000 bambini, molti dei quali con le loro famiglie e che perciò non rischierebbero l’adozione. In mancanza di una denuncia in Ucraina, non si può parlare di deportazione fino a quando non sarà provato l’abuso delle autorità russe sulla reale volontà delle persone sfollate. Maria Llova-Belova, la commissaria del Cremlino per l’infanzia, ricercata con Putin dalla Corte penale internazionale proprio per l’allontanamento dei minori, ha parlato di oltre 700mila ragazzi e bambini ucraini che hanno raggiunto volontariamente la Russia.

Kiev sostiene che si tratti di una calcolata esagerazione, allo scopo di far credere che centinaia di migliaia di famiglie non vedessero l’ora di gettarsi tra le braccia di Mosca. Le autorità ucraine hanno confermato le informazioni su meno di 20.000 bambini deportati e l’elenco dei nomi sarebbe stato consegnato alla Croce rossa internazionale.

La composizione delle liste è un rompicapo. Alcun bambini potrebbero essere stati uccisi dalla guerra, altri hanno già visto assegnato un cognome russo, in forza dell’adozione facilitata consentita da un decreto della presidenza russa e che per la Corte penale dell’Aja costituisce la prova del crimine, poiché il diritto internazionale vieta le adozioni di bambini nel corso di un conflitto e indica come reato l’assegnazione di una nazionalità diversa da quella di origine.

I “centri di accoglienza” russi sarebbero almeno 43. Come ha mostrato Avvenire nei mesi scorsi, un certo numero di adolescenti è stato inviato anche in Cecenia, presso i corpi speciali dove vengono avviati all’uso delle armi.

Kiev ha chiesto alla Russia di fornire l’elenco dei bambini deportati e di garantire l’accesso a questi minori da parte delle missioni internazionali di monitoraggio e tutela dei diritti umani. A fine luglio l’Ufficio di Llova-Belova ha pubblicato un rapporto di 542 nel quale è tracciata la linea difensiva.

Secondo il dossier una «stragrande maggioranza» dei 700mila bambini ucraini arrivati ​​in Russia lo hanno fatto con i loro genitori o parenti, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli. Fra gli altri vengono citati i casi di 1.500 orfani “evacuati” in Russia dalle regioni separatiste dell’Ucraina orientale di Donetsk e Luhansk, 380 dei quali sono stati adottati da genitori russi, nonostante i divieti del diritto internazionale e gli appelli delle agenzie Onu.

Il dossier non fa menzione degli orfani provenienti da altri territori ucraini, ad eccezione di 52 bambini della regione di Kherson, occupata dai russi fino all’autunno scorso, e trasportati «temporaneamente» in Crimea dove alcuni sarebbero stati poi trasferiti in centri d’accoglienza a migliaia di chilometri di distanza, in territorio russo.




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