venerdì 13 agosto 2010
L'india dell'amore negato. Gli assassini vengon ocommessi con maggiore frequenza nelle aree sviluppate del Paese. Nel Muzzafapur, su 32 richieste "libere" di matrimonio, solo una è stata accettata.
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Essere giovani e innamorati, oggi in India può risultare fatale. Rigidi codici di condotta ancora applicati in molte parti del paese impediscono, in particolare alle donne, di scegliersi un compagno fuori dalla casta o all’interno della comunità di appartenenza per nascita. Le punizioni sono terribili, sovente letali, per un totale di almeno un migliaio l’anno. Impunite per la maggior parte, mancando una legge specifica che contrasti il fenomeno e ancor più perpetuate da simpatie e connivenze fino ai più alti livelli politici.Le due ragazze uccise a colpi di fucile nei giorni scorsi da un cugino nella città di Noida per avere osato la "fuitina" con due coetanei sono le ultime vittime di una pratica persistenze che, inaspettatamente, non riguarda soltanto l’India profonda, ma anche le sue metropoli. Una realtà che pure Bollywood, con la sua cinematografia abitualmente centrata sul disimpegno, sta cominciando a riconoscere e sempre più a mostrare.Una situazione che ha spinto Human Rights Watch a lanciare l’allarme a livello internazionale, con un rapporto diffuso a luglio. «Il governo indiano dovrebbe con urgenza investigare e punire i responsabili del recente recrudescenza dei cosiddetti "delitti d’onore" – si legge sul rapporto. – Il governo dovrebbe anche rafforzare le leggi che proteggono i cittadini dalla violenza basata su rapporti familiari, sulla religione e sulle caste e agire in modo concreto contro i leader locali che sostengono o tollerano questi crimini».Un appello destinato a diluirsi in una realtà in cui certe pratiche sono trasversali alla società, e che in ambiti anche culturalmente evoluti sono individuate come necessarie al mantenimento delle tradizionali strutture socio-economiche. Lo scorso aprile, 4mila esponenti dei consigli locali (panchayat) di Haryana, Uttar Pradesh, Rajasthan e Delhi hanno manifestato nella capitale a sostegno di cinque membri di una famiglia coinvolti nell’assassinio nel maggio 2007 di Manoj e Babli, coppia appartenente alla stessa comunità e per questo condannati a morte dai parenti della sposa.«Soltanto le prostitute si scelgono un partner. Recentemente una coppia di buona cultura si è sposata nonostante il parere contrario della comunità a Jhajjar. Noi condividiamo la decisione del panchayat di condannarli a morte e il governo non può proteggere questo atteggiamento immorale. La nostra legge è l’unica valida, non la Costituzione». A parlare è Mahendra Singh Tikait, un leader contadino dello Stato di Uttar Pradesh, il più vasto e popolato dell’India. «Chi uccide le proprie figlie, da queste parti è rispettato», aggiunge un insegnante dello Stato di Haryana. «I tribunali delle comunità locali tutelano la nostra tradizione», aggiunge Dev Singh Teotia, ex giudice dell’Alta Corte dello Stato.Anche solo da questi esempi si comprende come la copertura per i "delitti d’onore" sembra essere ampia e trasversale, in un paese dalle immense conquiste civili e insieme dalle enormi ingiustizie.«Occorrerebbe anzitutto chiamare questi fatti con il loro vero nome: crimini. Di questo si tratta, perpetrati da famiglie o gruppi verso coppie che hanno sfidato le norme delle loro comunità o delle caste di appartenenza per esprimere il loro amore o per sposarsi». La durezza di Kavita Krishnan deriva da una lunga ricerca e l’impegno a sostegno dei diritti delle donne indiane è opportuno e giustificato, perché il fenomeno resta esteso e ampiamente impunito.Un caso esemplare è quello del distretto di Muzzafarpur, nell’Uttar Pradesh occidentale. I dati disponibili per il 2002 parlano di 10 uccisioni registrate, mentre 35 coppie sono semplicemente "scomparse". Nello stesso distretto e per lo stesso periodo, su 32 richieste di registrazione di matrimonio da parte di coppie che si erano scelte liberamente, soltanto una è stata accettata.Persino a ridosso della capitale, città a suo modo moderna e disinibita, soprattutto centro di un potere che promuove uguaglianza e giustizia, negli Stati di Haryana e Uttar Pradesh, i leader delle comunità riuniti nei "consigli di casta" (khap panchayat) comminano pene terribili che vanno dalla morte all’ostracismo sociale della famiglia dello sposo, se questo è di una casta inferiore rispetto a quella della sposa.Da tempo questi crimini hanno visibilità sui media, ma uno studio recente, al quale ha partecipato anche la Commissione nazionale indiana per la donna, ha segnalato che il 72 per cento delle uccisioni per onore nelle regioni limitrofe alla capitale riguardano matrimoni di donne di casta superiore con uomini di casta inferiore.È percezione comune che i "delitti d’onore" siano limitati ai settori più arretrati della società o del paese, là dove lo sviluppo fatica a penetrare. La realtà è ben diversa. «Gli omicidi connessi all’onore sono più frequenti, organizzati e tragici nelle regioni che vedono uno sviluppo maggiore in senso capitalista: Haryana, Punjab, Uttar Pradesh occidentale, ma non mancano persino in grandi centri urbani, come Delhi – sostengono all’Associazione democratica delle donne indiane. – Oggi niente mostra il carattere semi-feudale della società indiana, sostenuta un tempo dagli interessi coloniali e per questo perpetuatasi, meglio dei "delitti d’onore". A questo si aggiunge che negli ultimi vent’anni la liberalizzazione e la globalizzazione hanno acuito le contraddizioni tra i nuovi modelli socio-culturali emergenti e i vecchi codici patriarcali, portando a galla una serie di fenomeni prima meno visibili».
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