giovedì 23 maggio 2024
Presentato il dossier relativo all'informazione dei media italiani sul continente: Avvenire si conferma il quotidiano che offre più spazio alle notizie sul continente nero
Rapporto Amref: «L'Africa sui media è solo immigrazione e politica»
COMMENTA E CONDIVIDI

Oltre l'immigrazione e la politica resta poco: il racconto dell'Africa sui media italiani è relegato a questi due macro-temi. A certificarlo, una volta di più, la V edizione de “L'Africa MEDIAta”, il rapporto presentato oggi a Roma da Amref Health Africa-Italia in vista dell’Africa Day di mercoledì 25 maggio. Non emerge, sui media, il cambiamento in corso nel continente nero, un cambiamento che vede protagonisti soprattutto i giovani impegnati per un futuro sostenibile. Continua a prevalere, invece, il racconto di un'Africa priva di speranze e piena di problemi.

Curato dall’Osservatorio di Pavia, il dossier 2024 è strutturato in 2 parti: la prima dedicata all’informazione complessiva su Africa, persone africane e afrodiscendenti nei media tradizionali; la seconda alla rappresentazione mediatica e alla presenza nei social network dell’attivismo giovanile africano, in particolare della sua componente femminile. Purtroppo, di attiviste e attivisti africani nei media italiani si parla davvero con il contagocce. Un dato su tutti lo testimonia: del totale degli intervistati nei telegiornali di prima serata (50.573), vi è appena 1 attivista africano ogni 919 persone, ovvero lo 0,1% di presenza complessiva. Un numero evidentemente ai confini dell’invisibilità.

Per quanto riguarda i quotidiani, il 2023 registra il maggior numero di notizie sull’Africa degli ultimi 5 anni con la presenza nei 6 principali quotidiani (tra cui Avvenire) di 16 notizie in media al mese (+3 rispetto al 2022). "In linea con le rilevazioni precedenti, Avvenire è il quotidiano che riserva maggior attenzione all’Africa e alle questioni africane con 269 articoli complessivi", si legge nel rapporto.

Colpisce, in generale per i sei quotidiani esaminati, il dato relativo all’aumento di notizie che non si traduce in una maggiore attenzione ai contesti africani: 2 notizie su 3 sono ambientate in Italia o in Occidente e riguardano cronaca e migrazioni (80,2%, dato in aumento). L’impegno del governo rispetto alle questioni africane ha aumentato la copertura: dal memorandum Ue-Tunisia al Patto Italia-Albania, fino agli accordi con la Libia. Le migrazioni sono però il tema principale anche delle notizie ambientante in Africa (42% dei titoli): una novità rispetto agli scorsi anni in cui erano predominanti news su guerra e terrorismo. I temi maggiormente raccontati sono le condizioni dei migranti nei campi profughi, i naufragi, le visite della Presidente Meloni in Paesi africani.

Riguardo ai notiziari del prime time e ai programmi di infotainment, a differenza degli anni precedenti che, a causa della pandemia e della guerra in Ucraina, avevano registrato una diminuzione di notizie, il 2023 ha visto un rinnovato interesse per l’Africa. Nei Tg sono state rilevate 3.457 notizie sull’Africa (numero più alto dopo il 2019). Si conferma anche in questo caso una prevalenza della copertura su migrazioni e fatti di cronaca nel contesto occidentale, oltre che sull’intensa attività istituzionale di Meloni e iniziative come il Piano Mattei. L’attenzione verso notizie direttamente legate a persone, temi e fatti del continente africano rimane decisamente bassa con una media dell’1,9% rispetto alle notizie sull’Africa e una prevalenza di informazioni su guerra, terrorismo e cronaca con ampia copertura del terremoto in Marocco e dell’alluvione in Libia.

Questa tendenza viene confermata anche nei programmi di infotainment analizzati su sette reti televisive: su 61.320 ore trasmesse in un anno sono stati rilevati, in aumento rispetto allo scorso anno, 1.061 riferimenti all’Africa, in media 1 riferimento ogni 58 ore di programmazione. L’86% dei riferimenti anche in questo caso ha un contesto europeo con rinnovato peso nell’agenda politica e mediatica della migrazione, oggetto di numerosi dibattiti politici in tv. Se da un lato assistiamo infatti a un incremento sostanziale dei riferimenti all’Africa, dall’altro si nota un calo della dimensione geografica africana e si passa nel solo ultimo anno dal 25% al 14% del 2023 (dato più basso del quinquennio di analisi).

«Esiste un'altra Africa oltre la cronaca, gli sbarchi e le emergenze. Un'Africa di giovani che vede in cima alle sfide più importanti la disoccupazione, l'economia e la salute, ma che ha più strumenti rispetto alle generazioni precedenti. Chiediamo al prossimo G7, ai responsabili del Piano Mattei, di ascoltare l’Africa. Un continente impegnato a cambiare, il più delle volte dal basso, grazie alle nuove generazioni, che rappresentano la maggioranza della popolazione del continente», ha sottolineato Guglielmo Micucci, direttore generale di Amref Health Africa in Italia.

Senza sorprese, la visibilità degli attivisti africani – e ancor più delle attiviste – si è rivelata debole nei palinsesti italiani. Principale responsabile è la dominanza di un interesse per l’Africa spinto da motivazioni e preoccupazioni interne, che si è tradotto in discussioni televisive tra ospiti italiani sulla questione migratoria. Nei tg compare un’attivista africana ogni 4.200 intervistati e su 1.515 puntate di programmi con rifermenti all’Africa, solo in 48 di questi (3,2%) si registra la presenza di 99 attivisti africani. La presenza femminile nei programmi si colloca intorno al 35%, con una visibilità migliore rispetto ai telegiornali. Gli attivisti maggiormente interpellati sono quelli che operano nel campo dei diritti umani e civili (23,2%), tra cui ad esempio Patrick Zaki.

L’attivismo femminile africano nei social: il report ha preso in esame 36 attiviste africane, 12 per tre ambiti di interesse: ambiente, salute, arte e cultura. Soltanto 7 di queste raggiungono su Facebook una visibilità che supera i 50 post. I loro nomi circolano però soprattutto all’interno dei gruppi tematici che condividono le stesse battaglie. Ad esempio, la galassia ambientalista per Vanessa Nakate, le istituzioni e i soggetti della sfera artistica per Lesley Lokko, Laetitia Ky e Zanele Muholi, i gruppi di lettura e scrittura per Chimamanda Ngozi Adechie o nel caso delle musiciste Fatoumata Diawara e Angélique Kidjo, i post di promozione dei concerti. Queste personalità riescono talvolta a catturare l’attenzione delle grandi testate nazionali, quando per esempio sono protagoniste di grandi eventi in Italia o partecipano a iniziative internazionali che hanno considerevole eco mediatica o, ancor di più, quando il loro percorso si intreccia a polemiche socio-politiche italiane, come nel caso di Lesley Lokko che aveva denunciato pubblicamente che tre dei suoi collaboratori ghanesi non avevano ottenuto il visto dall’ambasciata italiana in Ghana per partecipare alla Biennale di Venezia.

«L’Africa rappresenta la gioventù, per eccellenza: il 70% degli 1,8 miliardi di giovani del mondo vive in Africa subsahariana. Questo rappresenta innanzitutto una sfida ma è soprattutto un’opportunità per favorire finalmente uno sviluppo sostenibile. C’è un gruppo in particolare che sta lottando con tenacia: le ragazze. Le barriere contro cui si stanno ancora scontrando sono tante e radicate nel tempo. I limiti e le difficoltà non riescono però ad arginare la forza e l’energia di queste giovani, desiderose di guidare il proprio continente verso una nuova era, all’insegna dei diritti», ha spiegato Bitania Lulu Berhanu, direttrice programma Y-ACT Amref.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: