mercoledì 19 marzo 2014
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"È l'evento militare più serio da metà degli anni '70": non ha esitazioni il portavoce militare israeliano Arieh Shalicar nel definire la situazione sulle Alture del Golan occupato, al confine tra Israele e la Siria. La notte scorsa raid dell'aviazione dello stato ebraico hanno colpito un campo di addestramento e batterie di artiglieria in territorio siriano provocando, secondo Damasco, un morto e sette feriti nei dintorni della cittadina di Quneitra. Un'azione in risposta al ferimento, il giorno prima, di quattro soldati israeliani (uno grave) provocato dallo scoppio di un ordigno posto sul confine tra le città druse di Majdal Shams e Massade. I raid sono stati condannati dal comando delle forze armate siriane che ha accusato Israele di "mettere a rischio la sicurezza della regione" e di voler oscurare con "questa nuova aggressione le ultime vittorie dell'esercito in particolare dopo la conquista di Yabrud". Israele aveva ammonito, in precedenza, che "l' escalation di violenza dalla Siria è inaccettabile". "Noi attacchiamo chi ci attacca", ha avvertito il premier Benyamin Netanyahu durante il consiglio dei ministri. Ed ha spiegato che gli obiettivi colpiti sono "siriani che non solo hanno favorito, ma anche cooperato agli attacchi contro le nostre forze". Il capo di stato maggiore Benny Gantz - che oggi era sul Golan - ha detto chiaro e tondo: "mi auguro per il loro bene che la finiscano con le sciocchezze". Né è stato meno assertivo il comandante militare dell'intera zona che, per una curiosa coincidenza, si chiama Yair Golan: "si tratta - ha detto ai media - di una situazione esplosiva. Una scintilla potrebbe scatenare un conflitto, anche se le due parti non sembrano avere interesse". Golan ha poi detto che dall'altra parte della frontiera ci sono "200-300 jihadisti che non vedono l'ora di attaccare Israele". A lungo confine tranquillo, il Golan sembra ora diventato qualcosa di diverso: le strade e le zone al ridosso della barriera che divide i due territori sono fortemente presidiate dall'esercito israeliano. Più ci si avvicina alla zona cuscinetto e maggiore diventa la presenza militare: jeep, mezzi blindati, blindati si spostano lungo la linea di demarcazione. Del resto - ha spiegato Shalicar - l'allerta nella zona è stata "elevata da tempo", in pratica dagli ultimi due anni da quando il conflitto interno siriano si è fatto sempre più feroce. Non sono poche le mosse intraprese da Israele per mettere in sicurezza la regione: "innanzi tutto - ha aggiunto Shalicar - è stata completata la costruzione della barriera di protezione; poi i riservisti dell'esercito in servizio nella zona "sono stati sostituiti con forze regolari". Inoltre - ha proseguito - sono stati installati "sistemi tecnologici" per impedire eventuali "infiltrazioni" in territorio israeliano e sono scesi in campo "unità speciali costantemente in allerta" che prima invece "non erano state schierate". "L'influenza di affiliati ad Hezbollah - ha osservato indicando la situazione - si sente". Da un promontorio vicino il kibbutz di Alonei HaBashan, ad un passo dalla linea di demarcazione, si può vedere un ampio tratto di Siria e si possono udire chiaramente i colpi di armi pesanti che rimbombano nell'intera area.
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