mercoledì 21 dicembre 2016
Dal Dna la conferma definitiva. Caccia al tunisino: ecco com'è entrato e uscito dalle carceri italiane. Polemiche per la mancata espulsione del sospetto attentatore
Una foto di Fabrizia Di Lorenzo tratta da Facebook.

Una foto di Fabrizia Di Lorenzo tratta da Facebook.

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È il giorno del dolore per l'Italia: è stato infatti confermato che, tra le vittime della strage al mercatino di Natale di Berlino, c'è l'italiana Fabrizia di Lorenzo. Esprimendo ai genitori e al fratello la solidarietà e la vicinanza di tutto il Paese, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto ricordare la giovane connazionale, "vittima della insensata ed esecrabile violenza del terrorismo". "È il simbolo di una generazione che ci rende orgogliosi, una generazione che si è data da fare avendo successo nello studio e nel lavoro", ha aggiunto il premier Paolo Gentiloni.

Caccia al tunisino

E intanto continua la caccia in Germania ma anche in tutta Europa ad Anis Amri, il 24enne tunisino ritenuto "con alta probabilità" - secondo il ministro dell'Interno tedesco, Thomas De Maziere - l'autore dell'attentato. De Maziere ha confermato ufficialmente che le sue impronte digitali sono state ritrovate sul tir utilizzato per uccidere dodici persone e ferirne 48: dopo il portafogli e i documenti, sono state localizzate le sue impronte digitali all'interno della cabina di guida del veicolo e sulla portiera.

Il fratello, Abdelkader Amri, lo ha invitato a costituirsi. E ha ipotizzato che si sia "radicalizzato nel carcere italiano dove era stato rinchiuso dopo aver lasciato la Tunisia". L'uomo ha dichiarato che la famiglia è rimasta sconvolta dalla notizia dell'attentato e "se sarà provato che è coinvolto -ha aggiunto- non farà più parte della nostra famiglia".


Anis Amri a Lampedusa nel 2011

Secondo le ricostruzioni emerse nelle ultime ore, Anis Amri era arrivato nel settembre 2011 a Lampedusa, dove era stato identificato, fotosegnalato e sistemato in una casa-famiglia nel catanese: aveva dichiarato di avere 17 anni, ma ne aveva 19. Poi era stato trasferito nel centro di accoglienza di Belpasso (Catania), dove il 24 ottobre con due connazionali aveva appiccato l'incendio alla struttura.

Arrestato e condannato a 4 anni per danneggiamento a seguito di incendio e lesioni, era stato trasferito nel carcere catanese di Piazza Lanza, quindi a Enna descritto come "schivo, silenzioso e problematico". Quattro anni recluso, anche a Sciacca, ad Agrigento, al Pagliarelli di Palermo e infine all'Ucciardone, fino al trasferimento al Cie di Caltanissetta. Almeno una dozzina gli episodi violenti registrati, che sono la ragione della fitta serie di trasferimenti motivati dal comportamento pericoloso del giovane. Nel carcere ennese Amri aveva frequentato un corso di scuola elementare, ma i volontari ennesi lo ricordano come un giovane schivo, estremamente silenzioso, poco incline a socializzare con gli operatori.

Amri era stato poi inserito in un progetto della scuola comprensiva De Amicis di Enna, finanziato con i fondi Pon, battezzato "attori dentro" che aveva messo in scena il "Rinaldo in campo" nel quale recitavano detenuti e attori dilettanti; suonava il tamburo, ma aveva partecipato solo alla prima della commedia musicale, perché pochi giorni dopo era stato trasferito a Palermo.

La procura di Palermo ha aperto un'inchiesta per accertare il comportamento del 24enne che, dal 2011 al 2015, aveva girato diverse carceri siciliane. Gli accertamenti sono stati affidati alla Digos. Il giovane era ritenuto violento, protagonista di atti vandalici, minacce e prevaricazioni, che gli avevano fatto collezionare oltre settanta giorni di isolamento, ma dai dati al momento raccolti non sarebbero emersi elementi relativi a una sua presunta radicalizzazione negli istituti di reclusione. Uscito dal carcere nel maggio del 2015, le autorità non erano riuscite a completare la procedura di espulsione per mancanza del riconoscimento ufficiale, come spesso accade in queste occasioni, per scarsa cooperazione del Paese d'origine. Lasciato il carcere italiano nel maggio del 2015, tra luglio e agosto dello stesso anno è approdato in Germania, prima nel Baden Wurttemberg e poi in Nord Reno Westfalia. L'Italia nel 2016 ha lanciato l'allerta Schengen.


Secondo il New York Times, il tunisino ha cercato sul web istruzioni per fabbricare bombe: citando l'intelligence Usa e senza fornire dettagli sul periodo delle ricerche, il quotidiano conferma che, attraverso la rete Telegram, il 24enne ha avuto almeno un contatto con l'Isis e il suo nome era stato inserito nella no-fly list Usa, la lista delle persone a cui è proibito imbarcarsi sui voli di linea. Secondo lo Spiegel, si è offerto come kamikaze 8 mesi fa: il settimanale tedesco riferisce di intercettazioni telefoniche in cui il 24enne parla con uno jihadista monitorato dagli apparati di sicurezza perché ritenuto un 'predicatore d'odio'. Le dichiarazioni, aggiunge lo Spiegel, sono così contorte che non sarebbero state ritenute sufficienti per l'arresto. Amri avrebbe anche chiesto come procurarsi delle armi.

Oggi intanto in Germania sono state fatte perquisizioni a Berlino e nella Renania del Nord-Westfalia, gli Stati in cui il 24enne ha risieduto una volta arrivato in Germania.

E mentre la caccia continua, nel tentativo di recuperare la normalità e in un clima di forte incertezza, ha riaperto il mercatino natalizio teatro della strage. E il cancelliere Angela Merkel, che si è augurata un rapido arresto del fuggitivo,si è detta anche "orgogliosa" della "reazione calma mostrata dal popolo tedesco". "Sono certa - ha detto - che riusciremo a superare questa prova".


Ma in Germania è bufera sulle falle del sistema di sicurezza: ci si chiede se la strage, costata la vita a 12 persone, non si sarebbe potuta evitare. Per l'uomo infatti era stato disposto un ordine di espulsione, poi sospeso, nonostante le autorità sapessero si trattasse di un potenziale terrorista islamista. Così il dolore per la carneficina si accompagna ora alle accuse di incapacità di gestire soggetti pericolosi, di tracciare gli spostamenti dei migranti accolti e di allontanarli dal Paese.

E le polemiche inevitabilmente investono l'operato di Angela Merkel, che per la sua politica di apertura verso i richiedenti asilo si trova cinta d'assedio non solo da populisti e estrema destra, ma anche dagli alleati Cristiano sociali bavaresi (Csu), che hanno già iniziato ad alzare i toni, e dai falchi del suo stesso partito, i cristiano democratici (Cdu). La strage sembra aver inferto un nuovo colpo alla popolarità della cancelliera, candidata per il suo quarto mandato alle elezioni di settembre.

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