sabato 25 marzo 2023
La diplomazia segna il passo Lula ha la polmonite: rinviato il viaggio in Cina da Xi Jinping. Kiev freplica all’Onu: accuse sulle esecuzioni «inaccettabili».
Putin porta le atomiche in Bielorussia: «Già lo fanno gli americani in Europa»

Reuters

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L'assalto russa a Bakhmut è «in fase di stallo». Il rallentamento, afferma l’ultimo report dell’intelligence britannica, è dovuto al logoramento delle forze russe, ma anche alle «tensioni tra il ministero della Difesa russo e il gruppo Wagner». Un cambio di passo che secondo gli analisti britannici potrebbe suggerire a Mosca un «ritorno generale a un disegno operativo più difensivo».

Un nuovo “obiettivo fallito” dei russi determinato dall’alto numero di vittime – tra i 20 e i 30mila si stima i russi uccisi o feriti dall’estate scorsa – in assedio in cui il leader della Wagner Prigozhin si sta giocando la reputazione dopo le accuse al ministero della Difesa.

Uno stallo sul terreno che forse è la premessa a un nuova fase del conflitto: il ricorso alle armi tattiche nucleari. Se in una telefonata fra Vladimir Putin e il presidente turco Erdogan, quest’ultimo ha chiesto di aprire dei «colloqui il prima possibile», di fatto è sempre più corsa al riarmo. Ieri nuovo appello di Volodymyr Zelensky: «Stiamo aspettando le munizioni dai nostri partner» per la controffensiva di primavera.

E poche ore dopo, a sorpresa, Vladimir Putin ha affermato che schiererà in Bielorussia «anche 10 aerei in grado di trasportare armi nucleari tattiche». Il primo luglio «sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Mosca e Minsk hanno convenuto che, senza violare i loro obblighi ai sensi del Trattato Start, avrebbero dispiegato lì armi nucleari tattiche». Putin ha precisato che «non trasferiamo le nostre armi nucleari tattiche in Bielorussia, ma le metteremo lì per addestrare i militari» bielorussi «come hanno fatto gli Stati Uniti in Europa». Inoltre la Russia «risponderà all’uso di munizioni all’uranio impoverito. Mosca ha molte di queste armi, ma non le ha ancora usate» ha aggiunto il leader del Cremlino riferendosi alla fornitura all’Ucraina di questo tipo di munizioni decisa dalla Gran Bretagna.

Sul fronte diplomatico, dopo le accuse della missione Onu di monitoraggio sui diritti umani di esecuzioni sommarie di prigionieri russi da parte degli ucraini, ieri nuova frizione fra le Nazioni Unite e Kiev: per il ministero degli Esteri ucraino è inaccettabile attribuire la responsabilità alla vittima dell’aggressione: «Secondo la Carta dell’Onu, l’Ucraina ha il diritto all’autodifesa», ha sottolineato il ministero

Mentre il presidente brasiliano Lula ha cancellato la visita in Cina, prevista dal 27 al 31 marzo, a causa di un broncopolmonite, un aiuto al fronte diplomatico occidentale può arrivare da Santo Domingo: al 28esimo vertice iberoamericano, ieri e oggi nell’isola caraibica, il premier spagnolo Pedro Sánchez e l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, puntano a controbattere la «narrativa» russa che si va facendo strada e a convincere i 19 Paesi presenti della necessità di una posizione decisa accanto all’Ucraina. Seppure il blocco regionale abbia appoggiato le risoluzioni Onu di condanna dell’invasione, sostiene la «non ingerenza» negli affari di altri Paesi.

Tutte le vie diplomatiche dall’Europa e dall’America Latina portano a Pechino: dopo Sànchez anche Macron e Von del Leyen saranno alla corte di Xi Jinping. Il piano in 12 punti della Cina, sbilanciato a favore di Mosca, diverge dalla proposta di Zelenzky. Ma, come ha ripetuto lo stesso Sánchez, «ha spunti di interesse».

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