giovedì 20 dicembre 2018
Tradizionale appuntamento con la conferenza stampa di fine anno. Mai così tanti i giornalisti accreditati: 1.702. E non sono mancati gli attacchi: l'Occidente? «Usa la russofobia per contenerci»
Il presidente russo al suo arrivo al World Trade Center di Mosca (Ansa)

Il presidente russo al suo arrivo al World Trade Center di Mosca (Ansa)

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Il gusto per la grandeur di certo non gli manca. E oggi Vladimir Putin ha rinnovato un appuntamento entrato ormai a fare parte in maniera stabile nella sua liturgia di potere: la conferenza stampa di fine anno. Con tanto di record di giornalisti. All'evento - che si tiene al World Trade Center di Mosca, sul lungofiume Krasnopresnenskaya - partecipano 1.702 reporter russi e stranieri, oltre tre volte di più dei 500 che avevano partecipato alla prima conferenza stampa di fine anno del presidente, nel 2001. Da allora il numero dei media è cresciuto costantemente e dal terzo mandato di Putin in poi non è mai sceso sotto i 1.250. L'anno scorso i giornalisti accreditati erano stati 1.640.
Come sempre lo zar va a ruota libera. Muovendo, con abilità, la doppia leva delle preoccupazioni e delle rassicurazioni. Secondo Putin «il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare». La frecciata è indirizzata agli Usa: lo «sfacelo» del sistema di deterrenza internazionale, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato Inf, secondo il presidente russo, «aumenta l'incertezza». «Le armi della Russia - ha aggiunto Putin - servono a mantenere la parità strategica e se arriveranno i missili in Europa poi l'Occidente non squittisca se noi reagiremo. Mosca dovrà rispondere e garantire la propria sicurezza». Non sono mancati gli strali all'indirizzo dell'Occidente, colpevole - secondo Putin - di «usare la russofobia e le sanzioni per contenere la potenza della Russia».

Fronte interno. Putin dice di guardare al futuro. La Russia ha bisogno di una «svolta», un «balzo in avanti per entrare in questo secolo» e agganciare le innovazioni tecnologiche. «Se questo non avviene - ha aggiunto - non avremo futuro: per questo il governo sta lavorando a grandi progetti di sviluppo nazionale. "Dobbiamo entrare in un'altra lega, nel gruppo dei migliori Paesi del mondo sulla base della
parità del potere di acquisto». «Abbiamo le forze per arrivare al quinto posto in termini di dimensioni dell'economia, e penso che lo faremo». Putin ha poi affermato che il ritorno del socialismo in Russia
è «impossibile». «Elementi del modello socialista" sono utili e che nel piano d'intervento nazionale
varato dal governo «si sta portando avanti questa politica». «Il problema - ha detto Putin - è che ai tempi del socialismo la spesa dello Stato superava gli introiti, e questo non va bene». Altri momenti "muscolari". Per lo zar chi dissacra su Internet i simboli dello Stato su Internet va punito. Non poteva mancare un "passaggio" sulla Siria. «Donald ha ragione»: ha detto il capo del Cremlino, chiamando semplicemente per nome il presidente americano, e "sposando" le affermazioni del presidente americano secondo il quale gli Usa hanno contribuito alla distruzione del Daesh in Siria. Putin ha approvato la scelta del ritiro Usa, pur affermando che non ci sarebbero segni in questa direzione. Infine il capitolo gas: per Putin «non finirà mai, ne abbiamo più di chiunque altro».

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