lunedì 15 gennaio 2018
Per i giudici "incoerenze materiali" e "la variazione delle testimonianze" non permettono di stabilire "fatti circostanziati". Nel Paese in 100mila necessitano di nuovi aiuti
Un soldato francese in Centrafrica (Reuters)

Un soldato francese in Centrafrica (Reuters)

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Un tribunale francese ha deciso di archiviare le accuse sui presunti abusi sessuali su bambini commessi da una decina soldati francesi in missione di pace nella Repubblica Centrafricana. Pronunciata da tre giudici incaricati del dossier dal maggio 2015, la sentenza di giovedì scorso - ma riportata solo oggi dai media transalpini - si limita a spiegare che "incoerenze materiali" e "la variazione delle testimonianze" non permettono di stabilire "fatti circostanziati" nei confronti dei militari sotto accusa, ma escludere che gli stupri non siano stati commessi non è possibile.

"È probabile che faremo appello per non dare l'impressione a chi si è battuto dall'inizio che il caso sia chiuso e che rinunciamo ad identificare gli autori di queste infrazioni stabilendone le responsabilità", ha dichiarato Emmanuel Daoud, il legale dell'Ong Ecpat che lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini. "Se alcuni militari si sono comportati male sarò implacabile", promise l'ex presidente Francois Hollande all'indomani delle imbarazzanti rivelazioni del Guardian, il 29 aprile del 2015, sui caschi blu francesi accusati di stupro e pedofilia nella Repubblica centrafricana.


Gli abusi, di cui sarebbero stati vittima dodici bambini, tra i 9 e i 15 anni (di cui alcuni orfani), risalirebbero al 2013 e 2014 quando la missione Minusca (poi Sangaris) venne istituita nella capitale Bangui, messa a ferro e fuoco dagli scontri tra le milizie locali. Nel 2014 l'Acnur, l'agenzia Onu per i rifugiati, ordinò un'indagine interna: tra maggio e giugno, funzionari Acnur e Unicef interrogarono i bambini ottenendone la descrizione dei militari responsabili. Intitolato "Sexual Abuses on Children by International Armed Forces", il dossier di una decina di pagine venne passato al Guardian da Paula Donovan della Ong Aids Free World. Di lì, la decisione del ministero della Difesa di Parigi di rivolgersi alla giustizia, che però ha archiviato il caso.


Intanto l’Onu stima che nella travagliata Repubblica Centrafricana almeno 100mila persone hanno urgentemente bisogno di aiuti umanitari, dopo settimane di scontri armati fra milizie. Secondo il portavoce di Palazzo di Vetro Stephane Dujarric, almeno 60.000 persone sono fuggite dai loro villaggi di provenienza e si sono rifugiate al confine con il Ciad. Altre 40.000 sono invece rimaste dove vivevano. "Se i gruppi armati continueranno a combattersi e ad attaccare altri villaggi, il numero degli sfollati potrebbe raddoppiare o triplicare", ha detto Dujarric.


Il portavoce ha detto che una missione di ricognizione l'11 gennaio ha trovato che la maggioranza degli sfollati è costituita da donne e bambini. Dujarric ha anche detto che sono stati rilevati molti casi di violenza sessuale. E ha detto che crescono anche le preoccupazioni di tipo sanitario sulla scia di notizie di cadaveri gettati nei pozzi o abbandonati nei villaggi. Gli scontri fra due milizie nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana sono ripresi lo scorso 27 dicembre. Si tratta del Movimento nazionale per la liberazione della Repubblica Centrafricana (Mnlc) e Rivoluzione e giustizia (Rj).

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