mercoledì 6 marzo 2024
Nell'illustrazione scelta per i Giochi olimpici parigini è scomparsa la croce dal cupolone dell’Hôtel des Invalides e di Notre-Dame nessuna traccia. La difesa dell'artista
Uno dei manifesti per le Olimpiadi di Parigi 2024

Uno dei manifesti per le Olimpiadi di Parigi 2024 - paris2024.org

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Per alcuni, ciò che conta è che siano coloratissimi, festosi e un po’ surrealisti. Ma per altri, mostrano scandalosamente una Parigi "sfigurata", anche perché amputata di alcuni simboli cristiani. Non si può dire che abbiano suscitato pieno consenso i due manifesti ufficiali delle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi, appena presentati, a firma del giovane illustratore transalpino, dal nome molto italiano, Ugo Gattoni.

Quest’ultimo, che dichiara di essere influenzato nel suo lavoro dal surrealismo e in particolare da Savador Dalí, ha immaginato uno scorcio del quartiere della Tour Eiffel in piena metamorfosi, come catturato dalla malìa di una sorta d’atmosfera effervescente onirico-circense. Così, la Tour Eiffel, colorata di rosa, "indossa" una sorta di salvagente che ricorda lo Stade de France. Il metrò s’infila sotto l’Arco di Trionfo. Il mare, con le sue onde, carezza il quartiere, sul quale sventola la bandiera olimpica, assieme ad altre che non richiamano affatto quelle nazionali. Una doppia composizione, frutto di migliaia d’ore di lavoro, che indubbiamente cattura l’occhio, con tutti i suoi dettagli variopinti. Ma una parte dei parigini e del mondo politico ha additato subito le "deformazioni" della realtà urbana, che paiono a senso unico in particolare a proposito dell’assenza di simboli cristiani, come la croce che sormonta il cupolone dell’Hôtel des Invalides, sostituita da una lancia.

Senza dimenticare l’assenza della Cattedrale di Notre-Dame. Ad alcuni esponenti politici dell’area populista e nazionalista, inoltre, ha dato fastidio pure l’assenza di bandiere francesi.

L’illustratore ha replicato sottolineando che si tratta di un manifesto senza pretese realistiche, coerente con la vena del resto del suo lavoro. A spalleggiarlo anche il comitato organizzatore francese (Cojo), per il quale il doppio manifesto è un’«interpretazione artistica gioiosa, leggera di una città-stadio reinventata».


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