mercoledì 27 ottobre 2010
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Non ha mai appoggiato azioni violente. Al contrario, è sempre stato un promotore del dialogo fra le comunità indigene e lo Stato peruviano. Così Humberto Ortiz, segretario esecutivo della Commissione episcopale di azione sociale peruviana, descrive padre Mario Bartolini, il missionario passionista di origine italiana che nelle prossime ore potrebbe essere condannato ed espulso dal Paese sudamericano. Il parroco di Barranquita (nella provincia amazzonica di San Martin) ha dedicato i suoi ultimi 35 anni alle popolazioni indigene e contadine del Perù, emarginate socialmente ed economicamente. Da sempre schierato in difesa dei più deboli, ha alzato la voce – attraverso le radio diocesane Caynarachi e Oriente – contro lo sfruttamento dei territori indigeni da parte di un potente gruppo economico dedicato, fra l’altro, alla produzione del biodiesel. Se un possibile sciopero della giustizia peruviana non lo impedirà, nelle prossime ore il tribunale di Alto Amazonas deciderà il futuro di padre Bartolini. L’accusa chiede per lui 11 anni di carcere e l’espulsione dal “suo” Perù (al quale è profondamente legato), per il presunto delitto di istigazione alla ribellione contro l’ordine pubblico. All’origine del processo c’è lo sciopero degli indigeni di Yurimaguas contro un decreto con cui il governo peruviano avrebbe voluto concedere alcuni territori e boschi nativi ad imprese nazionali e straniere: la protesta degenerò nel giugno del 2009 negli scontri di Bagua, che terminarono con la morte di 23 agenti e 10 indios. «Speriamo che abbia priorità il giusto processo e il criterio dei diritti umani nell’amministrazione della giustizia. Personalmente, penso che è giusto che padre Mario continui con noi» il suo lavoro, ha detto Humberto Ortiz. Poche ore prima della decisione del tribunale, il parroco – originario di Roccafluvione (Ascoli Piceno) – ha detto ai microfoni della radio “Cnr” di essere «pronto a ricevere qualsiasi tipo di sentenza». Dall’Italia, intanto, continuano ad arrivare dimostrazioni di solidarietà nei confronti del parroco 72enne, difensore dei diritti degli indigeni.
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