mercoledì 28 marzo 2018
Due arresti per l'omicidio della 86enne. Corteo anche a Roma. La comunità ebraica francese è in allarme per il ripetersi degli attacchi. Lo sdegno di chi non vuol credere che possa accadere ancora.
Una foto di Mireille Knoll attaccata alla porta dell'appartamento in cui è stata uccisa (Ansa)

Una foto di Mireille Knoll attaccata alla porta dell'appartamento in cui è stata uccisa (Ansa)

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«Esprimo la mia emozione davanti al crimine terribile commesso contro la signora Knoll. Ribadisco la mia assoluta determinazione a combattere l’antisemitismo». Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha espresso su Twitter tutta la sua indignazione per l’assassinio di Mireille Knoll, la donna ebrea di 85 anni, sopravvissuta alla Shoah, uccisa in casa sua, nell’XI arrondissement di Parigi, venerdì scorso. Il suo corpo è stato ritrovato nell’appartamento dove sono accorsi i pompieri per un inizio di incendio: presentava 11 ferite da taglio ed era parzialmente bruciato. Sono stati arrestati due giovani, indagati per omicidio volontario a sfondo antisemita e rapina aggravata. Entrambi hanno pesanti precedenti. Uno ha 29 anni, è musulmano non praticante. È un vicino della signora. Pregiudicato per furti e violenze sessuali, la conosceva da quando aveva sette anni. Avrebbe urlato «Allah Akbar» mentre la aggrediva. L’altro è un 21enne senza fissa dimora. Oggi, mercoledì, ci sarà una Marcia Bianca a Parigi e in altre città (anche a Roma) delle comunità ebraiche contro l'antisemitismo. La marcia di Parigi si concluderà sotto la casa di Mireille Knoll.

Aveva nove anni quando scampò, il 16 luglio 1942, al rastrellamento di 13mila ebrei nel Vélodrome d’Hiver, a Parigi. Mireille Knoll fuggì con la madre in Portogallo. Tornò, e sposò un reduce della Shoah. Vedova, a 85 anni conduceva una vita ritirata. Mai, forse, l’anziana signora avrebbe immaginato che l’ombra dell’antisemitismo, dopo averla inseguita per tutta la vita, l’avrebbe di nuovo incalzata, e uccisa, nella sua tranquilla casa di avenue Philip Auguste, nell’XI arrondissement della capitale. Per l’assassinio della signora Knoll, accoltellata e data alle fiamme, trovata semi-carbonizzata venerdì scorso dalla Gendarmerie, sono stati arrestati due uomini – la convalida è arrivata ieri.

Un 21enne senza fissa dimora e un 29enne musulmano, che conosceva la signora da quando era bambino, e che lei considerava un figlio. Per gli inquirenti, si tratta di «omicidio volontario in ambito antisemita». Una storia oscura. Il giovane anni fa fu arrestato per molestie contro la figlia della badante della Knoll. A settembre è uscito dal carcere. È solo una vendetta, è solo cronaca nera, la tragedia che scuote la Francia? Oppure l’uomo in carcere si è radicalizzato, e ha imparato a chiamare antisemitismo il suo odio? Il destino di Mireille Knoll agita la comunità ebraica francese, 400mila persone già in allarme, che alimentano un esodo in Israele e all’estero di 5.000 individui all’anno. Il feroce omicidio di avenue Philip Auguste è solo l’ultimo di una serie di attacchi. Appena un mese fa l’assassinio, sempre nella capitale, di un’altra donna è stato attribuito a motivi antisemiti. Sarah Halimi è stata gettata dalla finestra da un islamico che gridava «Allah Akbar ». Nel 2015, in concomitanza con l’assalto a Charlie’s Hebdo, l’attacco a un negozio di alimentari kosher, in cui morirono quattro ostaggi. Nel 2011 un islamico uccise davanti a una scuola ebraica di Tolosa un insegnante e tre ragazzi. Gli ebrei francesi mettono in fila questi eventi e ritrovano il filo oscuro di una inquietudine crescente. Ieri il presidente Macron ha esecrato il «terribile omicidio».

Oggi a Parigi ci sarà una marcia, in memoria della signora Knoll. Una piccola fragile donna con i capelli bianchi che nelle foto sui giornali sorride, accanto a figli e nipoti. Una nonna come tante, brevi passeggiate nel quartiere, solo nei giorni di sole. Forse pochi dei vicini conoscevano la storia di una bambina di nove anni, in una calda remota giornata di luglio. Quando soltanto il passaporto brasiliano della madre le permise di scampare dal rastrellamento del Vélodrome, dove quei 13mila, 4.000 dei quali bambini come lei, furono lasciati per giorni senza acqua né cibo. Per poi partire, su vagoni dalle porte piombate. Pochissimi fecero ritorno. Chissà poi come, dopo la guerra, a Mireille si incisero nel cuore i racconti del marito, internato e sopravvissuto. Ma fuori, in Francia, era un dopoguerra libero di nubi e luminoso. Impossibile che l’ombra tornasse. Dei figli, dei nipoti, una serena vecchiaia. Quel bambino bruno, che veniva a giocare a casa.

Attorno però, nelle banlieue, fra tanti immigrati integrati, cresceva nascosta e sorda una nuova ostilità. Cimiteri ebraici vandalizzati, ragazzini che imparano a togliersi la kippah dal capo, nelle periferie. Ombre. E non voler credere che possa accadere, ancora. Che il nemico cambi volto e nome, ma torni. La bambina fuggita è stata, infine, catturata. Forse chi l’ha uccisa non sa nulla, di quel lontano 16 luglio. Mireille ha attraversato la storia, e la storia è venuta a cercarla. (E chissà se altri ebrei oggi, nella Francia del 2018, hanno deciso di partire). © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo sdegno Oggi nella capitale la marcia per dire «no». La comunità ebraica è in allarme per il ripetersi degli attacchi Il presidente Macron: «Un crimine terribile» La signora sfuggì da bambina ai rastrellamenti La foto e i cuori sulla porta della casa di Mireille Knoll, assassinata a 85 anni (Ansa)

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