martedì 26 marzo 2024
Dietro la spirale di omicidi nella città argentina c'è il narcotraffico, tra le principali minacce per le democrazie. Per combatterla occorre agire dall'interno, scardinando le reti di complicità
Papa Francesco mentre legge il videomessaggio indirizzato a Rosario, Argentina

Papa Francesco mentre legge il videomessaggio indirizzato a Rosario, Argentina - Vatican News

COMMENTA E CONDIVIDI

Perché papa Francesco ha inviato un video-messaggio di sette minuti ai cittadini e alle istituzioni di Rosario? La terza città argentina - patria di Che Guevara e delle stelle del calcio internazionale - è dilaniata da una nuova fiammata di violenza. I trasporti pubblici sono fermati per tutta la giornata: è la seconda volta dall'11 marzo quando, nel giro di una settimana sono stati assassinati un conducente, due tassisti e un benzinaio. Perfino la famiglia del campione Ángel Di María è stata minacciata. Assassinii e intimidazioni non sono una novità per Rosario: il suo maxi-porto è il trampolino per l'Europa della cocaina latinoamericana. A gestire la cosiddetta rotta del Cono Sud è il Primeiro comando capital (Pcc), la mafia brasiliana alleata dei cartelli messicani e della 'ndrangheta calabrese. Non direttamente, però. Le grandi organizzazioni reclutano le bande locali, che proliferano nelle periferie dimenticate dove la "carne da cannone" abbonda. Già l'anno, la città scorso aveva un tasso di 22 omicidi ogni centomila abitanti, cinque volte la media nazionale. A innescare la nuova escalation, l'aumento dei controlli sui boss incarcerati, a cui le bande hanno risposto seminando il terrore. Il governo del presidente Javier Milei, a sua volta, ha risposto con l'invio delle forze di sicurezza e un "gabinetto di emergenza". Non si tratta, però, di una questione locale o argentina. Non è per "campanilismo" che Francesco ha voluto sottolineare il caso di Rosario. Nella metropoli sulle rive del Paraná agiscono forze che stanno destabilizzando le democrazie mondiali.

Il narcotraffico non è un problema di ordine pubblico. La sua avanzata minaccia la tenuta istituzionale. Lo ha detto senza mezzi termini il Papa: "Senza le complicità di un settore del potere politico, giudiziario, economico, finanziario e della polizia non sarebbe possibile arrivare alla situazione in cui si trova la città di Rosario". Per operare le mafie corrompono e catturano "pezzi" di istituzioni che finiscono per agire non nell'interesse della collettività ma dei vari boss. Il crimine, così, non è più esterno bensì interno al sistema. "Secondo Stato", lo chiama l'antropologa Rita Segato. Ecco perché Francesco propone di "riabilitare la politica", ridando slancio al primo Stato. Al contrario, gli interventi muscolari si rivelano inefficaci o controproducenti. Il Messico docet. Eppure la tentazione di replicare la guerra alla droga dilaga dal Salvador all'Ecuador alla stessa Argentina. Il "metodo Bukele", viene chiamato dal nome del presidente salvadoregno ed è spesso utilizzato per giustificare nuovi autoritarismi.

Il primo passo - dice il Pontefice - è lo scardinamento delle reti di complicità di cui il narcotraffico si alimenta. "Corruzione" e "riciclaggio" sono termini che ricorrono spesso nel messaggio di Jorge Mario Bergoglio. Gli anticorpi di fronte a questi virus si trovano in un sistema giudiziario indipendente e funzionante e in un'economia sana. Come non c'è "buona economia senza un buon imprenditore" non ce n'è nemmeno una cattiva "senza la complicità di parte del settore privato. Il settore imprenditoriale, dunque, deve affrontare una grande sfida: non solo impedire la complicità negli affari con le organizzazioni mafiose, ma anche impegnarsi socialmente". Il Papa, in realtà, non dice niente di nuovo: è la lezione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che i leader, ciclicamente, dimenticano. Francesco ha poi voluto ricordare l'esercito dei "ragazzini usa e getta" di cui la criminalità di nutre dopo averla divorato. Al sistema mafioso, lo Stato e le istituzioni intermedie devono contrapporre un modello che offra spazi comunitari nei quartieri vulnerabili, "affinché i bambini, gli adolescenti e i giovani abbiano uno sviluppo umano integrale per un futuro migliore di quello che hanno avuto i loro genitori e i loro nonni”. Solo quando gli adolescenti delle baraccopoli avranno opportunità di migliorare le proprie condizioni in modo legale, i narcos perderanno la loro carne da cannone. E, con essa, buona parte del potere di seminare violenza.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: