venerdì 2 aprile 2010
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«In Pakistan i cristiani soffrono e vedono la loro vita in pericolo ogni giorno. In alcune regioni i credenti sono trattati come bestie, in condizioni di schiavitù, o sottoposti a vessazioni, violenze e conversioni forzate». È il grido di dolore di padre John Shakir Nadeem, segretario della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Pakistan, raccolto pochi giorni fa dall’agenzia Fides. La Chiesa locale lamenta un’islamizzazione crescente all’ombra di un governo debole che, sottoposto al ricatto dei molteplici gruppi fondamentalisti, finisce per legittimare le discriminazioni. Nel loro messaggio di Pasqua, i leader ecclesiastici della arcidiocesi orientale di Lahore hanno invitato i cattolici a portare la buona novella ai "cittadini terrorizzati" da una recente serie di attacchi in cui hanno perso la vita diversi lavoratori in istituti cattolici, mentre altri hanno perso le loro case. Anche per questo le celebrazioni della Settimana Santa in programma nelle parrocchie cattoliche manterranno un basso profilo. Le tipiche processioni sono così state limitate e si svolgono all’interno delle chiese in tutto il Paese. «Vediamo come possiamo diventare una fonte di buone notizie per il popolo preoccupato, celebrando la festa della risurrezione gloriosa di Gesù nel 2010. Ogni persona è insicura e preoccupata oggi», ha scritto il vescovo ausiliare Sebastian Shah sull’ultimo numero del Catholic Naqeeb de, il quindicinale diocesano in lingua urdu.Un messaggio simile si legge sul periodico cattolica Light in Darkness (Luce nelle tenebre) a firma di monsignor Lawrence J. Saldanha. «Stiamo attraversando un periodo buio e difficile – scrive l’arcivescovo di Lahore. «La gente ha paura e molto preoccupata per gli attentati suicidi e le loro conseguenze. La festa di Pasqua ci porta un messaggio di speranza e di gioia in mezzo a queste circostanze difficili. Nella sua risurrezione dai morti, noi celebriamo la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte e la speranza sulla disperazione». Il vicario generale ha affermato all’agenzia Uca News che le celebrazioni di Pasqua nell’arcidiocesi saranno condotte senza «troppo fasto e zelo», e che la tradizionale fiera nel compound della cattedrale del Sacro Cuore sarà annullata.  L’ultima tragedia è stata l’uccisione di Arshed Masih, bruciato vivo dal suo datore di lavoro per aver rifiutato la conversione all’islam. La Commissione nazionale per i diritti umani nel Pakistan ha deplorato 50 di casi di «conversioni forzate all’islam», avvenuti nel Paese negli ultimi nove anni. «Ma la percentuale ufficiale è molto bassa rispetto all’incidenza reale dei casi. Solo pochissimi casi di violenze e intimidazioni vengono segnalati alla Commissione, poiché spesso i cristiani hanno paura. La stessa Commissione, inoltre, subisce le pressioni degli estremisti e poi ha decisamente scarso potere», spiega a Fides padre Nadeem. In particolare, la Chiesa denuncia gli abusi della legge sulla blasfemia prevista dall’articolo 295.C del Codice penale e il suo utilizzo per eliminare cittadini non musulmani.«Chiediamo al governo giustizia e legalità, perché tali atti non restino impuniti. Chiediamo che i diritti dei cristiani siano rispettati, come per tutti gli altri cittadini», dice ancora monsignor Saldanha che è anche e presidente della conferenza episcopale del Pakistan. Preoccupato per la crescente violenza, il presule sottolinea che «le autorità politiche, i mass media del Pakistan, la comunità internazionale e la società civile sono chiamati a fare di più per creare consapevolezza sulla situazione di sofferenza e precarietà dei cristiani. «Speriamo e chiediamo – conclude – maggiore sicurezza per le celebrazioni della Settimana Santa». Camille Eid
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