domenica 17 settembre 2017
Nel Paese il 54% degli adulti non sa leggere: su questo si basa lo sfruttamento. Ma da lì parte anche la sfida: dal 2014 più di 300 minori
La lunga marcia contro l'analfabetismo per un lavoro più «degno»
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Una lunga marcia contro l’analfabetismo. Avere una istruzione di base «è il primo passo, il presupposto anche per la liberazione dalla schiavitù da debito e da ogni forma di sfruttamento lavorativo», spiega Paolo Pozzo di Iscos Piemonte. Saper leggere e fare di conto è la prima, elementare quanto fondamentale forma di difesa dei propri diritti. Una affermazione per nulla scontata in Pakistan dove l’analfabetismo fra gli adulti raggiunge il 54%.

Una lotta all’ignoranza per poter costruire per le nuove generazioni un futuro lavorativo diverso. Oggi, secondo i dati Une- sco, sono 57 milioni gli adulti incapaci di leggere in Pakistan, mentre almeno 9 milioni di bambini non va a scuola. I Paesi che hanno un tasso di analfabetismo maggiore, si leggeva sempre in un rapporto Unesco di qualche anno fa, escono da una situazione di guerra o hanno subito una grave calamità. Per questo la scuola in Pakistan è la prima frontiera, dei diritti umani, come di quelli legati al lavoro. Una guerra all’analfabetismo che si gioca, soprattutto, nei più remoti villaggi del Pakistan, spesso non raggiunti nemmeno da strade e infrastrutture: nel distretto della capitale Islamabad il tasso di alfabetizzazione è al 96%, mentre il quello di Kohli solo al 28%. È la disparità, quasi un abisso, fra le aree urbane e i villaggi a fare la differenza.

Se l’abbandono scolastico, con 5 milioni di minori che ogni anno non terminano regolarmente i corsi, è il più alto dopo quello della Nigeria, la povertà è evidente pure nelle infrastrutture: il 60% delle scuole in Pakistan non ha acqua potabile e il 33% non è raggiunta da corrente elettrica. Una emergenza educativa per cui il governo italiano ha sottoscritto, lo scorso 7 settembre, una intesa con l’Unesco per un piano di sviluppo a vantaggio dell’istruzione femminile nel Paese per i prossimi due anni. Un impegno al massimo livello, sostenuto dal locale ministero dell’istruzione, per un ammontare di 1,7 milioni di dollari. Una frontiera che Iscos, d’intesa con la Pakistan Workers Federetion, sostiene da tempo con un preciso progetto di cooperazione che si affianca ai corsi di natura più specificamente sociale e sindacale.

«L’educazione delle nuove generazioni è indispensabile per far uscire le famiglie dalla trappola della povertà e dell’indebitamento e per favorire la promozione sociale delle famiglie dei lavoratori più vulnerabili», spiega l’ong della Cisl. Così a partire dal giugno del 2014 nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa sono stati selezionati attraverso questionario e successivamente iscritti 62 bambini in una scuola di primo di grado del distretto di Nowshera. Nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa, l’anno seguente, sono stati iscritti ulteriori 285 bambini e nella provincia del Punjab altri 39 bambini. Le scuole sono state attentamente selezionate dai rappresentanti di Iscos in collaborazione con le autorità locali e i leader di villaggio mentre ai bambini, dopo aver firmato un accordo di sostenibilità con le famiglie, sono state pagate le rette scolastiche ed è stato fornito un kit completo di materiale scolastico.

Lo scorso 17 agosto Malala Yousafzai, la ragazza pachistana dello Swat – poi premio Nobel per la pace – ferita dai taleban nel 2012 perché voleva andare a scuola, è stata ammessa all’università di Oxford. Una lunga marcia, ma tagliare il traguardo è possibile.


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