sabato 24 giugno 2023
L'ennesimo episodio di discriminazione da parte della polizia a Khanewal, città della provincia del Punjab. L'uomo è stato accusato dalla famiglia dello stupratore di un furto mai commesso
Comunità cristiana ancora nel mirino in Punjab

Comunità cristiana ancora nel mirino in Punjab - Ansa

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Accusato di furto dopo avere difeso la figlia da un tentativo di stupro, il cristiano Mumtaz Masih si trova in cella da due settimane a Khanewal, città della provincia del Punjab pachistano. La mattina del 10 giugno la figlia Samreen era stata accompagnata dalla madre davanti all’abitazione dove lavorava come domestica e sulla via del ritorno, nonostante fosse scortata da una zia, era stata fermata da un dipendente dell’hotel davanti a cui stavano transitando. L’uomo, un musulmano di nome Waseem, aveva cercato di trascinarla all’interno per abusarne, ma davanti alla sua resistenza l’aveva picchiata fino a quando non erano intervenuti alcuni passanti che avevano costretto l’uomo a lasciarla andare.
Il tentativo del padre della ragazza di chiarire la vicenda discutendone con Waseem era finito con minacce all’uomo e agli altri membri della famiglia che erano con lui. Portato in commissariato, nonostante le accuse di aggressione e di tentata violenza sessuale della famiglia che aveva chiesto l’arresto, Waseem era stato rilasciato poche ore dopo. In custodia sono invece finiti Mumtaz Masih e gli altri parenti che l’avevano accompagnato dalla polizia per sporgere la denuncia. Contro di loro è stata aperta un’indagine perché accusati di essere entrati armati nell’hotel, di avere picchiato Waseem e per il furto di una somma equivalente a 550 euro.
Samreen è l’unica di sei fratelli e sorelle a vivere ancora con i genitori perché non sposata. Il padre è venditore ambulante in una stazione degli autobus e la povertà della famiglia costringe la ragazza a lavorare come domestica, una attività che espone molte giovani donne delle minoranze al rischio di abusi.

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