sabato 16 luglio 2011
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"Anche se il Papa ricorda la Somalia ogni anno nel suo discorso ai diplomatici, è diffusa la sensazione che l'opinione pubblica mondiale e la comunità internazionale si siano rassegnate e abbiano abbandonato questo disgraziato Paese al suo destino. Anche noi cerchiamo di dimenticarlo. o le immagini orribili e gli appelli angosciosi di questi giorni riusciranno a risvegliare il nostro senso di responsabilità e di solidarietà?". Con queste parole. Il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, denuncia in un editoriale pubblicato dalla Radio Vaticana, la gravissima situazione della Somalia."La siccità che ha colpito la regione del Corno d'Africa - ha detto Lombardi - ha creato una situazione drammatica di emergenza umanitaria di cui la popolazione somala è la vittima principale. Fame e sete spingono innumerevoli persone a una disperata ricerca di aiuto, fuggendo anche verso i Paesi confinanti, nei cui campi profughi affluiscono quasi duemila persone al giorno. Si parla di estenuanti marce a piedi sotto la minaccia e gli attacchi dei predoni, e di bambini attaccati perfino da branchi di iene". "Nel luglio del 1989 - prosegue Padre Lombardi - monsignor Salvatore Colombo, vescovo di Mogadiscio, era stato assassinato davanti alla porta della cattedrale. Da allora, l'amministratore apostolico della diocesi risiede fuori del Paese. Nel 2003 la volontaria laica infermiera Annalena Tonelli veniva assassinata a colpi di fucile nel Somaliland, poi era la volta di suor Leonella Sgorbati, morta - come ricordava il Papa il 7 gennaio 2007- "invocando il perdono per i suoi uccisori". Sono solo tre nomi, per dire che la Chiesa cattolica è presente e soffre con il popolo somalo, ma le vittime innocenti sono ormai incalcolabili, anche fra le altre confessioni cristiane per l'odio integralista, e fra la popolazione inerme per la lotta armata fra le fazioni politiche ed etniche. Da vent'anni il Paese è senza guida, davanti alle sue coste imperversa la pirateria, molti operatori umanitari hanno dovuto abbandonare il loro impegno per le violenze e le minacce di cui sono oggetto".
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