venerdì 31 agosto 2018
«Legale o solare, purché rimanga la stessa tutto l'anno». Ogni Stato potrebbe decidere da solo
Il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker (Ansa)

Il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker (Ansa)

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Per i molti che si dicono stufi di dover spostare le lancette in avanti o indietro due volte l’anno, è una buona notizia: l’Europa potrebbe sopprimere il sistema di doppia ora, solare e legale, per lasciarne una sola. Ad annunciarlo, sulla scorta di un vasto sondaggio in tutta l’Ue, è stato ieri il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, intervistato dal secondo canale della tv pubblica tedesca Zdf. «Milioni hanno risposto – ha detto – e ritengono che debba restare sempre valida l’ora legale. E sarà così. Lo vogliono le persone, e lo faremo».

È dal 1996 che in tutta l’Ue vige una direttiva che obbliga i cittadini a spostare in avanti di un’ora le lancette l’ultima domenica di marzo e indietro l’ultima domenica di ottobre, anche se vari Paesi avevano adottato questo sistema già prima. Fuori Ue, altri Paesi europei ( Turchia, Russia, Bielorussia, Islanda) hanno già soppresso la doppia ora.

Al sondaggio Ue hanno risposto 4,6 milioni di europei tra il 4 luglio e il 16 agosto, con un risultato davvero netto: l’84% ha detto di non voler più cambiare l’ora (l’unica eccezione si registra in Grecia e Cipro). Anche gli italiani sono a favore allo stop del cambio di ora: «Da circa vent’anni – ha dichiarato Carlo Rienzi, presidente del Codacons – chiediamo di eliminarlo e, in base ai nostri sondaggi, l’80% dei cittadini italiani si dice contrario al cambio delle lancette dell’orologio da eseguire due volte l’anno».

In realtà il tasso di interesse al sondaggio Ue è stato molto diverso. Gli italiani, ad esempio, l’hanno praticamente ignorato: appena lo 0,04% ha dato una risposta (al pari della Romania, più indifferenti solo i britannici, con lo 0,02%). I più coinvolti sono stati invece la Germania (3,79%) e l’Austria (2,94%), seguite da Lussemburgo, Finlandia ed Estonia. Questi due ultimi Paesi, insieme a Lituania e Lettonia, si erano già mobilitati per chiedere la fine del doppio sistema orario, mentre la Polonia alcuni anni fa aveva già preparato una bozza di legge poi mai approvata. Secondo una nota della Commissione, inoltre, «oltre tre quarti dei rispondenti (76%) ritiene che il cambio dell’ora due volte l’anno sia un’esperienza «molto negativa» o «negativa».

Per giustificare un’eventuale abolizione del cambio dell’ora i rispondenti hanno avanzato considerazioni legate agli effetti negativi sulla salute, a un aumento degli incidenti stradali o all’assenza di un risparmio energetico». «Milioni di europei – ha commentato il commissario europeo ai Trasporti Violeta Bulc (responsabile del dossier) – hanno partecipato alla nostra consultazione pubblica per far sentire la loro voce. Il messaggio è molto chiaro. Ci organizzeremo di conseguenza e prepareremo una proposta legislativa per il Parlamento Europeo e il Consiglio, che poi decideranno insieme».

La Commissione, in effetti, può fare solo una proposta per la soppressione del cambio d’ora, poi starà al Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri) e al Parlamento Europeo decidere. Il secondo già a febbraio ha approvato una risoluzione che chiedeva alla Commissione di valutare proprio l’eliminazione dello spostamento delle lancette due volte l’anno.

A dire il vero, il sondaggio conferma solo che i cittadini non ne vogliono più sapere della doppia ora, ma non chiarisce quale ora mantenere: la legale o la solare? Juncker ha parlato chiaramente di ora legale, un portavoce della Commissione ieri ha però tenuto a precisare che niente è ancora deciso. Se davvero sarà approvata una normative per avere un’ora unitaria tutto l’anno, ha spiegato un portavoce, «ciò che finirà, una volta per tutte, è l’obbligo di cambiare l’ora due volte l’anno». Nella scelta se avere sempre l’ora legale o sempre quella solare, «gli Stati membri saranno in grado di prendere questa decisione da soli», ha aggiunto. Praticamente ciascuno Paese si darà l’ora che vuole, il che potrebbe, almeno in teoria, voler dire che magari passando dalla Francia all’Italia si debba far avanzare e retrocedere le lancette se i due Paesi faranno scelte diverse. Per una decisione finale, del resto, è probabile ci voglia tempo: in primavera si scioglie il Parlamento Europeo, per le elezioni di maggio, e in autunno 2019 entrerà in funzione una nuova Commissione Europea. A meno di un tour de force nelle prossima settimane, se ne riparla non prima di un anno.

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