giovedì 16 novembre 2023
L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk: gravi crimini contro il diritto internazionale umanitario. La replica di Israele: non è un patto suicida. Hamas tace
Il kibbutz di Be'eri, devastato dai miliziani di Hamas, è tra quelli che hanno registrato il maggior numero di civili trucidati

Il kibbutz di Be'eri, devastato dai miliziani di Hamas, è tra quelli che hanno registrato il maggior numero di civili trucidati - Reuters

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Ogni regola è saltata, ogni convenzione potrebbe essere stata violata e soprattutto anche in questo caso da quaranta giorni assistiamo alle ormai tristemente note caratteristiche della cosiddetta "guerra ibrida": esercito regolare, anche se si ammanta della definizione di Forze di difesa israeliane identificate con l'acronimo inglese Idf (Israel Defense Forces) da una parte, miliziani di Hamas che ormai hanno raggiunto un livello di preparazione militare da equipararli a regolari eserciti e in mezzo, come doppie vittime i civili da una parte e dall'altra. Sono gli oltre mille israeliani trucidati il 7 ottobre nei raid contro i kibbutz al confine e gli oltre 11mila palestinesi di Gaza (dove la distinzione tra militanti e civili è più difficile) con oltre (qui non si può sbagliare) 4.500 bambini.

Tutto questo ha spinto le Nazioni Unite a chiedere un'inchiesta internazionale sui crimini commessi, da entrambe le parti. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha riferito di "accuse estremamente gravi" di violazioni del diritto internazionale nella guerra tra Israele e Hamas e per questo ha chiesto un'indagine internazionale. "Le accuse estremamente gravi di molteplici e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, indipendentemente dai loro autori, richiedono un'indagine rigorosa e una definizione delle responsabilità", ha affermato Turk, durante un briefing con i Paesi membri sul suo recente viaggio in Medio Oriente, aggiungendo che "è necessaria un'indagine internazionale".

A stretto giro di posta è arrivata la risposta dello Stato ebraico. Il diritto internazionale non è "un patto suicida": lo ha sostenuto oggi l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, nel replicare alla richiesta di un'inchiesta internazionale sulle violazioni del diritto umanitario, avanzata dal responsabile per i diritti umani, Volker Turk.

Un dato su tutti stride. Diciotto ospedali della Striscia sono stati chiusi ed evacuati dall'inizio delle ostilità tra Hamas e Israele, di cui tre - an Nasr, ar Rantisi e al Quds - negli ultimi tre giorni ha sempre riferito l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) nel suo ultimo aggiornamento sul conflitto. Dei 24 ospedali in grado di ricoverare i pazienti nel nord della Striscia, solo uno - l'al Ahli a Gaza City - è attualmente operativo e accoglie i pazienti, si legge nel comunicato. Un po' meno obiettivi (per usare un eufemismo) i dati forniti dalla Sanità di Hamas: almeno 200 operatori sanitari sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, ha riferito l'emittente al-Jazeera citando le autorità sanitarie dell'enclave palestinese. E, secondo il rapporto delle autorità della Striscia, il bilancio delle vittime comprende medici, infermieri e paramedici. Un totale di 25 ospedali, 52 centri ospedalieri e 55 ambulanze sono stati messi fuori servizio dai bombardamenti israeliani.

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