sabato 14 novembre 2009
Esordio del presidente statunitense nell’impero del Sol Levante. Il capo della Casa Bianca ha ribadito, incontrando il neo premier Hatoyama, che gli Stati Uniti intendono riaffermare il loro ruolo nel Sudest: «Ma non farla da padroni». Intesa su Kabul e sulla ripresa dei colloqui a sei sul nucleare nordcoreano.
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Una relazione nuova per tempi nuovi, e, soprattutto, una relazione alla pari. Nella sua prima tappa in Asia, a Tokyo, Barack Obama rassicura il leader della seconda potenza economica mondiale che gli Usa intendono riaffermare il loro ruolo nella regione, ma non farla da padroni. Non potrebbero neanche permetterselo, con l’avanzata del gigante cinese alle spalle, ma dirlo aiuterà Obama a far partire il rapporto con il nuovo premier nipponico Yukio Hatoyama, con il piede giusto. Anche l’aver voluto subito smussare la controversia sulla ricollocazione della base aerea di Futemma, a Okinawa con una concessione ha permesso a Obama di ingraziarsi l’ospite, consentendogli di salvare la faccia davanti ai suoi elettori.Obama si è detto disposto a lasciare ad una «commissione di lavoro ad alto livello» la discussione del problema e il primo ministro ha accolto l’idea con entusiasmo: i gruppi di lavoro «partiranno subito», ha detto, per trovare una soluzione «il prima possibile». Hatoyama, che lo scorso 30 agosto ha portato il partito democratico a un successo storico, ha vinto le elezioni con una campagna elettorale impostata proprio sulla revisione dell’accordo sulle basi militari (per un totale di 47mila soldati) già negoziato nel 2006 e basato all’epoca sul principio del proseguimento della presenza Usa ad Okinawa, anche se con meno soldati e con lo spostamento in un’altra aerea, meno densamente popolata. Obama, che ha parlato degli Usa come di una nazione del Pacifico, dimostrando di comprendere come l’asse economico mondiale si sia spostato, ha poi ribadito che il legame col Sol Levante è fondamentale per la sicurezza e la prosperità del continente asiatico. Quindi ha sostenuto che l’alleanza tra le due maggiori potenze economiche del pianeta (ma ancora per poco: la Cina sta per scavalcare il Giappone) deve essere aggiornata, per adeguarla alla nuova realtà del XXI secolo.Nei colloqui i due leader hanno accentuato i loro punti di intesa: dalla lotta al surriscaldamento del clima (con enfasi sull’energia pulita) alla non-proliferazione nucleare, dall’Afghanistan al Pakistan. Paradossalmente i due hanno lasciato i problemi economici in secondo piano. Sull’Afghanistan, Hatoyama ha confermato di aver comunicato a Obama il proposito di aiuti da cinque miliardi di dollari in cinque anni per sostenere la ricostruzione. Il nucleare vede lo sforzo congiunto sul bando delle armi atomiche e la lotta alla proliferazione. La Corea del Nord e Iran devono questo aspetto «adeguarsi agli obblighi internazionali». Su Pyongyang, in particolare, l’unica via praticabile è il ritorno ai negoziati a sei per la denuclearizzazione della penisola coreana. Collaborazione «convinta», inoltre, su tecnologie verdi e ambiente. Obama, infine, ha ripetuto di voler visitare Hiroshima e Nagasaki: «Sarebbe una visita piena di significato per me», ha detto, ma poi ha deciso di ignorare la domanda di un cronista che gli chiedeva di scusarsi per il lancio delle bombe atomiche sulle due città. Il presidente Obama illustrerà la sua visione di una forte presenza americana in Asia – dopo che la crescita a dismisura della potenza cinese ha ridotto il peso degli Usa nella regione – in un discorso che terrà oggi stesso a Tokyo che intende rassicurare i Paesi del continente che l’impegno degli Stati Uniti sarà «continuo e profondo» col fine di aumentare «la sicurezza e la prosperità» dell’area più dinamica del pianeta. Un messaggio che sarà ripetuto nelle tappe successive del viaggio asiatico di Obama: al vertice Apec di Singapore, nei tre giorni dedicati alla Cina e nella tappa finale in Corea del Sud.
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