martedì 22 agosto 2023
Il governo rompe gli indugi: saranno rilasciati i primi quantitativi del liquido di raffreddamento. La radioattività è al di sotto dei limiti e ci vorranno 30 anni per lo svuotamento
Nucleare, a Fukushima scatta l’ora X: domani in mare l’acqua contaminata

REUTERS

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Domani la Tepco, gestore della centrale nucleare di Fukushima, inizierà lo sversamento nell’oceano delle acque contaminate da trizio. 1,33 milioni di tonnellate di acque raccolte tra il 2011 ed oggi in 1066 contenitori, verranno rilasciate ad un chilometro dalla costa dopo essere state diluite di circa 100 volte per diminuire i livelli di radioattività. Per trent’anni, questo è il periodo stimato per completare il deflusso, più di duecento, tra laboratori specializzati e oceanografici raccoglieranno periodicamente campioni in un’area di circa 100 chilometri quadrati per analizzarne il livello di radioattività che non dovrà superare il limite massimo fissato dalla legge giapponese di 100 Becquerel/litro (il limite dell’Oms è di 10.000).

Le cooperative dei pescatori, che subiranno il contraccolpo economico maggiore per via della pubblicità mediatica che la stampa giapponese e internazionale sta dando all’evento, hanno già annunciato manifestazioni di protesta che si andranno ad aggiungere a quelle già organizzate nel passato.

Dopo l’incidente dovuto allo tsunami dell’11 marzo 2011, le attività economiche delle aree in prossimità della centrale hanno subito un tracollo imponendo la chiusura di molte aziende a carattere familiare. Tra queste, quelle ittiche sono quelle che sono state più colpite nonostante il pescato, attentamente monitorato con contatori Geiger, dopo 12 mesi dall’incidente non abbia segnato valori di radioattività superiori alla norma.

Pur essendo consapevoli che la modalità di rilascio e la quantità di trizio non altererà il livello di radionuclidi nella fauna e nella flora marina, i pescatori temono una replica dell’effetto rifiuto riscontrato dopo il 2011 da parte dei consumatori; rifiuto dovuto soprattutto alle notizie allarmistiche rilasciate da associazioni e dalla stampa.

Ciò che attualmente preoccupa maggiormente il governo di Fumio Kishida è però la risposta internazionale: mentre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), l’ente delle Nazioni unite preposto al controllo delle centrali nucleari e delle loro attività, ha già dato il suo nulla osta per lo sversamento, ieri è giunta anche l’inaspettata apertura della Corea del Sud. Il portavoce presidenziale Park Ku-yeon, dopo che per mesi aveva criticato la decisione giapponese di versare le acque in oceano, ha annunciato che Seoul non ravvisa problemi scientifici e tecnici nel rilascio delle acque di Fukushima.

Di senso opposto, invece, sono le critiche della Cina che, tramite Wang Wenbin, portavoce del ministero degli esteri, ha fatto sapere che «L’Oceano è proprietà di tutta l'umanità, non è un luogo dove il Giappone può scaricare arbitrariamente acqua contaminata». Wang ha aggiunto che la Cina «esorta con decisione la parte giapponese a correggere la decisione sbagliata, ad annullare il piano di scarico dell’acqua contaminata e (…) a smaltire l’acqua triziata in modo responsabile accettando una rigorosa vigilanza internazionale».

Va però detto che la stessa Cina ha in funzione lungo le coste del Pacifico una cinquantina di reattori nucleari che immettono ogni anno circa 1.000 Tera Becquerel di trizio, una quantità 500 volte superiore a quella prevista dallo scarico di Fukushima (22 ). Anche in Europa il centro di trattamento e riciclaggio di scorie nucleare di La Hague rilascia nella Manica 1.016 Bq di trizio all’anno a poche centinaia di metri da spiagge considerate balneabili e frequentate da locali.

Le acque di Fukushima, oltre che un problema ambientale sono diventate un campo di sfida politica in cui si affrontano le principali capitali dell’Asia orientale.

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