domenica 25 giugno 2023
Appello del vescovo cattolico di Adigrat per riprendere la distribuzione del cibo nella regione etiope fermata dopo aver scoperto malversazioni. "I disperati vendono il cibo donato per curarsi"
Il vescovo di Adigrat

Il vescovo di Adigrat - .

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«Vi imploro, non pronunciate una sentenza di morte contro i tigrini che cercano di sopravvivere dopo un terribile conflitto». Con un appello alla clemenza rivolto all’agenzia statunitense Usaid e al Programma alimentare mondiale dell’Onu che hanno sospeso la distribuzione di aiuti alimentari nella regione etiope dopo aver scoperto furti e malversazioni, torna a levarsi dal Tigrai la voce del vescovo cattolico Tesfaselassie Medhin.

L’eparca di Adigrat, nel cuore della regione settentrionale etiope dilaniata dal novembre 2020 al novembre 2022 da una guerra civile sanguinose, ricorda che per molti mesi un assedio aveva impedito l’ingresso del cibo. Ma anche dopo la pace di Pretoria tra autorità tigrine e governo centrale i problemi sono continuati e il prelato invita a distinguere tra chi ha rubato per sopravvivere e sfamare i figli e i ladri e corrotti di alto livello. «Anche quando è stata consentita la distribuzione del cibo – denuncia – alcuni non hanno infatti saputo tenere a freno la propria avidità e lo hanno portato via a sfollati e ai disperati».

Il vescovo tigrino concorda nel ritenere inaccettabili e inumani i furti e la distrazione degli aiuti alla popolazione, ma ai responsabili delle due agenzie chiede di rivedere le drastiche decisioni. «È importante scoprire le quantità di cibo rubate ai bisognosi, urgente migliorare il sistema di distribuzione. Ma non biasimate i poveri per aver venduto una porzione del cibo ricevuto attraverso donazioni perché stanno solo cercando di pagarsi le medicine, i libri di scuola e le altre spese necessarie e non previste dalle donazioni. Ci devono esser soluzioni diverse dalla sospensione degli aiuti. Centinaia oggi stanno morendo a causa della carestia causata dal blocco di mesi degli aiuti. Fermate i colpevoli, non il cibo ai bisognosi».

E dal capoluogo del Tigrai, Macallè, arriva via telefono la conferma alle parole del vescovo da parte di Michael A., ex combattente delle forze di difesa tigrine. Chiama per descrivere una pace che il nuovo stop al cibo sta trasformando in un incubo. «La situazione resta difficile per i quasi due milioni di sfollati, fuggiti soprattutto dalla pulizia etnica in corso nel Tigrai occidentale. La zona di Irob, al confine con l’Eritrea, è occupata dalle forze armate di Asmara che continuano a saccheggiare, stuprare e uccidere i civili inermi». In generale la situazione resta molto difficile ovunque. «Nell’indifferenza della comunità internazionale e del governo federale mancano cibo, medicinali, i servizi come le banche scarseggiano, scuole e ospedali sono stati quasi tutti distrutti. Si muore di malattia, parto e i bambini sono malnutriti. Aiutateci a non morire».

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