venerdì 21 febbraio 2014
​Città messa a ferro e fuoco dai qaedisti. «Colpiremo gli impianti del petrolio».
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Diversi edifici pubblici distrutti e un bilancio di almeno 97 morti. Con quest’ennesima serie di at­tacchi lanciata mercoledì scorso a Bama, nel nord-est della Nigeria, i qaedisti di Boko Haram avevano un obiettivo chia­ro: colpire le istituzioni. «I militanti han­no aperto il fuoco contro una scuola, un’università, e vandalizzato il palazzo di un leader tradizionale», ha conferma­to ieri Lawal Tanko, commissario di po­lizia dello Stato federale del Borno.«Du­rante le violenze decine di persone sono morte negli edifici presi d’assalto dai ri­belli – ha continuato a spiegare Tanko –, mentre il palazzo distrutto apparteneva a uno dei più antichi califfati islamici». Abba Masta, un residente di Bama, ha spiegato alla stampa di aver sentito i pri­mi spari verso le 4 di mattina. «Stavamo iniziando a pregare – ha raccontato Ma­sta –, quando di colpo abbiamo iniziato a correre per salvarci la vita». Anche la casa di Umar Tukur, un noto generale, è stata attaccata nel villaggio di Buratai e una persona è rimasta uccisa. L’esercito nigeriano ha immediatamente risposto con i caccia che, decollati dalla base mi­litare di Maiduguri, poco più a nord, han­no bombardato i ribelli che tentavano di fuggire, uccidendone alcuni. Nella prima mattinata di ieri il secondo massacro. Uomini armati hanno deva­stato il villaggio di Rapyem, nella regio­ne centrale, uccidendo nel sonno 13 ci­vili, tra cui nove bambini. In totale i mor­ti sono alDa quando le autorità hanno recentemente assicurato di aver la situa­zione sotto controllo nel nord del Paese, Boko Haram ha giurato di intensificare il livello della propria ribellio­ne. Domenica scorsa, infatti, oltre cento cristiani erano rimasti uccisi a Izge, un’al­tra località del Borno, portando a più di duecento le vittime degli ultimi dieci giorni.È invece molto più alto il nume­ro di feriti ricoverati negli ospedali vici­ni. «Voi, dirigenti del Delta del Niger, ve­drete ben presto le vostre raffinerie di­strutte », ha dichiarato mercoledì Abu­bakar Shekau, leader della setta qaedi­sta, mentre parlava in un video della du­rata di 28 minuti. Se le azioni terroristiche di Boko Haram, che fino ad ora si sono limitate soprat­tutto all’area centro-settentrionale del Paese, dovessero estendersi alla regione meridionale, ricca di giacimenti petroli­feri, le sorti della prima economia del-­l’Africa sub-sahariana sarebbero a forte rischio. Il presidente nigeriano, Good­luck Jonathan, è sotto pressione. Da quando alcuni membri del suo Partito democratico popolare (Pdp) lo hanno abbandonato e gli attacchi di Boko Ha­ram sono aumentati, il leader nigeriano ha licenziato diversi uomini nel gover­no, nell’esercito e in altre istituzioni pub­bliche. Kashim Shettima, governatore del Borno, aveva conficcato un’altra spina nel fianco del presidente affermando che: «Gli estremisti sono più motivati a me­glio armati dell’esercito nigeriano».
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