lunedì 10 gennaio 2022
La comunità internazionale diserta il giuramento del presidente dopo le elezioni senza sfidanti. La denuncia di Sos Nicaragua-Italia: venga ripristinato il processo democratico
Un mural di Ortega sfigurato dal dissenso a Managua

Un mural di Ortega sfigurato dal dissenso a Managua - Reuters

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Da oggi a Managua diventa effettivo il mandato del nuovo presidente. O, meglio, del vecchio. Perché a giurare e ad entrare in carica è sempre Daniel Ortega, al potere ormai dal 2007. Per restarvi con un quinto mandato - quattro consecutivi e un primo negli anni Ottanta - non ha esitato a cambiare la Costituzione nel 2013 per eliminare il limite dei due mandati consecutivi. E a far arrestare, a partire dallo scorso giugno, uno dopo l'altro, i sette aspiranti rivali alle elezioni del 7 novembre. Al loro posto, s'è trovato di fronte cinque candidati di facciata che ha sbaragliato, come da copione, con il 75 per cento dei consensi, in base ai dati ufficiali. Peccato che nessuno abbia potuto verificarli. Come nessuno ha controllato l'affluenza, data dal governo al 65 per cento e smentita da fonti indipendenti che raccontavano di seggi vuoti.

Non sorprende, dunque, che la comunità internazionale abbia deciso di disertare la cerimonia a Managua. Con l'eccezione dei fedelissimi presidenti di Cuba e Venezuela. Messico e Argentina, in primo momento, avevano confermato la presenza di un inviato, poi annullata. Stati Uniti e Canada hanno, inoltre, scelto il giorno dell'insediamento per comunicare l'estensione delle sanzioni a sei altri vertici del governo nicaraguense, tra cui tre generali dell'esercito, e la sospensione di 116 visti a altrettanti funzionari. Le nuove misure si sommano a quelle emanate dall'Unione Europea dopo contro sette dirigenti, tra cui due figli di Daniel Ortega, e tre istituzioni chiave: polizia, consiglio elettorale e istituto delle telecomunicazioni. E' stata la prima volta che Bruxelles ha preso provvedimenti nei confronti di enti e non solo di persone.

L'associazione SosNicaragua-Italia, a nome dell'opposizione dentro e fuori dal Paese, ha chiamato a una condanna ancora più dura e ha reclamato "il reintegro del percorso democratico e delle libertà pubbliche". E ha ricordato come la data dell'insediamento, ironicamente, abbia coinciso con il 44esimo anniversario dell'omicidio di Pedro Joaquin Chamorro, giornalista e simbolo dell'opposizione alla dittatura del clan Somoza, contro cui in gioventù Ortega aveva combattuto. Attualmente, invece, i figli di Chamorro sono detenuti insieme ad altre 168 dissidenti.

Non solo il giorno del giuramento. Per il presidente più longevo del Nicaragua si profilano quattro anni di solitudine internazionale. E di contestazione interna. Il circolo di alleati si va restringendo a famiglia e pochi fedelissimi. Tra cui spicca la moglie e eterna vicepresidente Rosario Murillo, artefice della repressione dell'opposizione.

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