sabato 8 maggio 2010
I vertici dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina si sono riuniti per dare il via libera ai negoziati indiretti promossi dagli Usa nel tentativo di rianimare dopo mesi di stallo il processo di pace con Israele.
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I vertici dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), istituzione storica di riferimento della causa palestinese, si sono riuniti oggi per dare il via libera ai negoziati indiretti promossi dagli Usa nel tentativo di rianimare dopo mesi di stallo il processo di pace con Israele. Secondo le fonti, l'Olp è indirizzata a conferire al presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), il mandato di gestire le trattative - che si svolgeranno per il tramite del mediatore Usa George Mitchell -, ma non senza ribadire alcune condizioni ritenute imprescindibili dalla parte palestinese per l'avanzamento dei colloqui: in relazione sia alla durata del negoziato, sia alle garanzie richieste agli americani.La dichiarazione ufficiale è attesa per il pomeriggio di oggi o al più tardi per domani. La riunione dell'Olp si svolge a conclusione di un'ennesima tornata di colloqui preliminari avuti in questi giorni da Mitchell sia a Gerusalemme, dove ha incontrato i vertici israeliani, sia a Ramallah, dove fra ieri e oggi ha visto a più riprese lo stesso Abu Mazen e altri esponenti dell'Anp.Malgrado l'avvio dei proximity talks appaia questa volta a portata di mano, dopo precedenti false partenze, il clima resta comunque di diffuso scetticismo su entrambi i fronti e di sospetto e sfiducia reciproche. Mentre le divergenze riguardano finanche l'agenda di base dei colloqui.Ieri il presidente israeliano Shimon Peres - riecheggiando quanto già sottolineato dal premier Benyamin Netanyahu - ha ricordato all'emissario della Casa Bianca e ai media che lo Stato ebraico considera tema prioritario della discussione la questione della sicurezza. Abu Mazen e il capo negoziatore dell'Anp, Saeb Erekat, hanno viceversa ribadito che i palestinesi chiedono di rientrare subito nel merito dei dossier politici: a cominciare dalla definizione dei confini di un futuro Stato palestinese, previo il superamento della politica israeliana di colonizzazione di territori della Cisgiordania e di Gerusalemme est (la parte a maggioranza araba della città).Proprio Gerusalemme est - la cui annessione a Israele non è riconosciuta dalla comunità internazionale - è stata negli ultimi mesi al centro delle frizioni più evidenti. Il governo Netanyahu, resistendo anche alle sollecitazioni di Washington, si è infatti finora rifiutato di assumere lì impegni formali di congelamento dei piani edilizi, limitandosi ad annunciare una moratoria di 10 mesi nella sola Cisgiordania.
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