venerdì 22 marzo 2024
Secondo un studio apparso su The Lancet, entro il 2050 oltre tre quarti dei Paesi non avranno tassi di fertilità sufficientemente elevati per sostenere la dimensione della popolazione nel tempo
Un neonato nella città cinese di Hefei

Un neonato nella città cinese di Hefei - REUTERS

COMMENTA E CONDIVIDI

Il mondo? È destinato a “dimagrire”. Ma anche a essere sempre più “demograficamente spaccato”: da una parte, le economie mature che registreranno cali vertiginosi dei tassi di natalità. Dall’altra, i “Paesi a basso reddito che, soprattutto nell’Africa subsahariana occidentale e orientale, continueranno a crescere”. La previsione arriva da uno studio realizzato dall'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), apparso sulla rivista The Lancet. Il futuro, almeno di una parte del mondo, resterà inchiodato a tassi di fertilità bassi. Entro il 2050 - si legge sulla ricerca – “oltre tre quarti (155 su 204) dei Paesi non avranno tassi di fertilità sufficientemente elevati per sostenere la dimensione della popolazione nel tempo; questa percentuale aumenterà fino al 97% (198 su 204) entro il 2100”. La dimensione globale del fenomeno è “catturata” da due dati. Il tasso di fertilità globale – il numero medio di nascite per donna – è sceso da circa 5 figli nel 1950 a 2,2 nel 2021. Oltre la metà di tutti i Paesi e territori (110 su 204) è “al di sotto del livello di sostituzione della popolazione pari a 2,1 nascite per donna”.
E il futuro? Viaggerà sullo stesso binario. Nei prossimi decenni, secondo lo studio, “si prevede che la fertilità globale diminuirà ulteriormente, raggiungendo un tasso di circa 1,8 nel 2050 e 1,6 nel 2100, ben al di sotto del livello di sostituzione. Si prevede che entro il 2100 solo sei dei 204 Paesi e territori (Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan) avranno tassi di fertilità superiori a 2,1 nascite per donna”. In 13 Paesi, tra cui Bhutan, Bangladesh, Nepal e Arabia Saudita, si prevede che i tassi scenderanno addirittura al di sotto di un figlio per donna. In Europa occidentale “il tasso sarà pari a 1,44 nel 2050, per poi scendere a 1,37 nel 2100, con Islanda, Danimarca, Francia e Germania che dovrebbero avere i tassi di fertilità più alti tra 2,09 e 1,40 alla fine del secolo”.
Che impatto avrà l’assottigliamento progressivo della popolazione? Drammatico. “Stiamo affrontando un cambiamento sociale sconcertante”, ha affermato l’autore senior dello studio, il professor Stein Emil Vollset dell’IHME. Le nuove previsioni sulla fertilità, insiste la ricerca, “sottolineano le enormi sfide per la crescita economica in molti Paesi a medio e alto reddito, con la forza lavoro in diminuzione e la crescente pressione sui sistemi sanitari e di sicurezza sociale dovuto all’invecchiamento della popolazione”.
Il fenomeno della “depressione demografica” accomuna, in particolare, molte nazioni asiatiche: dalla Corea del Sud – che detiene il primato negativo di Paese con la più bassa natalità – al Giappone, passando per la Cina e Taiwan. Lo scenario è lo stesso: pochissimi nati, invecchiamento della popolazione, deficit di manodopera, crollo della famiglia come struttura solidale, conseguenze difficilmente calcolabili sui sistemi sanitari e pensionistici.
La forbice tra Paesi si allargherà drammaticamente. Già oggi il mondo cresce a velocità diverse. Nel 2021, il 29% dei bambini del mondo è nato nell’Africa sub-sahariana. E il disequilibrio crescerà: entro il 2100, si prevede che la percentuale aumenterà fino a oltre la metà (54%) di tutti i bambini. Secondo i ricercatori, il doppio binario avrà inevitabili ricadute “politiche”, perché “la popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta” si addenserà “in alcuni dei luoghi politicamente ed economicamente più instabili”. "Una volta che la popolazione di quasi tutti i Paesi diminuirà, il ricorso all'immigrazione aperta diventerà necessario per sostenere la crescita economica", è la conclusione di Natalia Bhattacharjee dell'IHME, coautrice del rapporto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: