martedì 26 ottobre 2010
Il presidente della Repubblica, in visita a Pechino, vedrà oggi il presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao. Al centro dei colloqui, la situazione internazionale, ma anche aspetti politici ed economici che interessano direttamente l'Italia.
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«Finora le potenzialità del dialogo fra la Cina e l'Unione Europea sono solo state sfiorate. È aperto dinanzi a noi un ben più vasto orizzonte. Esploriamolo insieme», ha detto, alla Scuola centrale del Partito comunista cinese, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si trova in visita di Stato a Pechino e nel pomeriggio sarà ricevuto dal presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao. «Un'Europa ancor più fortemente integrata, soggetto politico globale, capace di esplicare tutte le potenzialità che i Ventisette insieme possiedono - ha detto Napolitano - può intavolare un dialogo fra eguali con la Cina e, insieme con la Cina, con quella parte del mondo che usavamo chiamare Sud. Possiamo passare dall'interdipendenza economico-finanziaria a una cooperazione interattiva reciprocamente vantaggiosa. L'Italia riafferma il suo impegno di fondo in questo senso».Napolitano riconosce il ruolo di seconda potenza mondiale della Cina, il suo rapido successo economico. Dice che è «nell'interesse cinese» portare avanti «il cammino intrapreso dalla Cina sulla via delle riforme politiche, del rafforzamento dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti umani che, così come l'apertura e liberalizzazione dei mercati, è di fondamentale importanza per una armoniosa integrazione in un sistema internazionale aperto e per una piena sintonia con l'Europa». Ma invita anche i cinesi a «non sottovalutare l'Europa» e la potenzialità del suo progetto di integrazione regionale. Parla dell'Europa unita come fattore di stabilità, di pace e di sviluppo. Difende l'euro e ne vanta le virtù di fronte agli efeti della crisi del 2008-2009: «Guai se non avessimo avuto l'euro», dice. Agli europei, invece, Napolitano chiede di superare «barriere spesso psicologiche e in controtendenza» rispetto alla globalizzazione, e di riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato. «Abbiamo bisogno anche - conclude Napolitano - di capirci meglio. La Cina ha già dimostrato una straordinaria voglia di capire l'Occidente. Sono adesso gli europei che hanno da imparare dall'esempio cinese. Il mondo globalizzato del XXI secolo offre un terreno pressochè illimitato di collaborazione euro-cinese».  Agli europei Napolitano ha chiesto di superare atteggiamenti del passato fatti di sospetti, di progetti egemonici, di tentazione di imporre la legeg del più forte, per abbracciare con convinzione la linea del multilateralismo che rende «tutti vincitori» perché «non è un progetto a somma zero in cui la vostra crescita potrebbe essere il nostro declino». Ma questo progetto vincerà solo se si «aboliranno i compartimenti stagno e punterà su stabilità, sicurezza, legalità internazionale, rispetto dei diritti fondamentali». E nell'area asiatica e del Pacifico, ha concluso, Napolitano, la Cina «può guidare questo processo con l'esempio», e deve farlo nel suo stesso interesse, perché «il ciclo virtuoso ha bisogno di stabilità e di pace, in Europa come in Asia, nel Pacifico come nell'Atlantico. Mantenere queste dinamiche può essere il grande disegno strategico per il XXI secolo. Siamo tutti chiamati a realizzarlo insieme: innanzi tutto Cina, Europa e Stati Uniti».
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