giovedì 22 febbraio 2024
Il provvedimento riguarda 14 milioni di giovani. I militari sono a caccia di reclute da schierare nella guerra contro le milizie etniche
Il saluto dei marinai al generale golpista Min Aung Hlaing

Il saluto dei marinai al generale golpista Min Aung Hlaing - ANSA

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La comunicazione il 10 febbraio della decisione presa dalla giunta al potere in Myanmar di avviare la leva obbligatoria (in vigore dal 2010 ma mai applicata) sta creando il panico nel Paese. Il mancato arruolamento quando richiesto dalle autorità è punibile con pene da due a cinque anni di reclusione e la sua durata, abitualmente di due anni, è estesa a tre per reclute con preparazione medica o di altre specializzazioni.
Potenzialmente coinvolti sono 14 milioni di giovani: uomini fra 18 e 35 anni, donne fra 18 e 27, che per certe professioni salgono a 45 e 35 rispettivamente. Se la decisione risente anzitutto della necessità di rifornire di nuovi effettivi, fino a 50mila all’anno, l’esercito in difficoltà a contrastare l’offensiva delle milizie etniche e dei gruppi armati spontanei o coordinati dalla clandestinità dal governo di unità nazionale che combattono il regime militare imposto su 54 milioni di birmani dal primo febbraio 2021, la coscrizione diventa anche un’azione dissuasiva e punitiva verso gli oppositori. Prima ancora dell’annuncio della giunta, per settimane fonti indipendenti avevano segnalato retate di giovani poi inviati ai centri di addestramento. Una pratica, quella dell’arruolamento forzato spesso anche di bambini, abituale al tempo della dittatura durata mezzo secolo fino al 2011.
Il 13 febbraio alle agenzie di reclutamento di lavoratori birmani destinati all’estero è stato imposto di sospendere le attività e la situazione ha attivato la corsa di questi giorni a dotarsi di passaporto e un visto per espatriare prima della scadenza di aprile. A Mandalay, nella ressa davanti a un centro di rilascio dei passaporti, due giovani sono morti e migliaia di giovani stanno entrando nella clandestinità per non essere costretti a combattere per la giunta guidata dal generale Min Aung Hlain. La situazione rischia di sfuggire a ogni controllo e di aprire a una fuga di massa attraverso le frontiere, uniche possibili quelle che dividono l’ex Birmania da Bangladesh e Thailandia, al momento pressoché sigillate.
Mentre si segnala un maggiore traffico di imbarcazioni sul fiume Naf che segna il confine tra Myanmar e Bangladesh, il governo di Bangkok, anche su pressione internazionale, cerca di individuare possibilità di accoglienza per parte dei 2,7 milioni di birmani ora profughi interni.

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