sabato 12 febbraio 2011
L'esercito ha iniziato a rimuovere le barricate dalle strade intorno a piazza Tahrir, al Cairo, simbolo delle proteste che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak. La tivù di Stato ha letto il nuovo comunicato dell'esercito, in cui si dice di aspirare a un passaggio pacifico di poteri all'autorità civile nel quadro di un regime democratico libero. Rivolta al carcere del cairo, evadono in 600.
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L'esercito egiziano ha iniziato stamattina a rimuovere le barricate dalle strade intorno a piazza Tahrir, al Cairo, simbolo delle proteste che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak. Militari e volontari rimuovono le barriere di metallo, i barili e i rottami dei veicoli distrutti in questi 18 giorni di protesta e utilizzati come scudo durante i momenti di maggiore tensione.Per tutta la notte gli egiziani hanno festeggiato le dimissioni di Mubarak e già dalle prime ore di questa mattina in molti si sono riuniti nella storica piazza Tahrir in attesa delle prime dichiarazioni dell'esercito, che da ieri detiene il potere. A metà giornata, la tivù di Stato ha letto il comunicato numero 4, in cui si dice di aspirare a un passaggio pacifico di poteri all'autorità civile nel quadro di un regime democratico libero. L'attuale governo resterà in carico fino alla formazione di un nuovo esecutivo e l'Egitto rispetterà i trattati internazionali.Intanto, dagli attivisti del web ai manifestanti di piazza, dai dissidenti egiziani al potente movimento dei Fratelli Musulmani, tutta l'opposizione egiziana festeggia con entusiasmo le dimissioni di Hosni Mubarak che ieri ha consegnato il potere alle forze armate. Resta incerto però il futuro politico del Paese e il mondo arabo, ma non solo, guarda con attenzione alle prossime mosse del Cairo.La Russia "spera che le procedure democratiche in Egitto saranno pienamente ripristinate e che a questo scopo saranno utilizzate tutte le procedure elettorali legittime": lo ha detto il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev. "Noi riteniamo anche molto importante - ha proseguito il presidente russo - che in Egitto siano mantenute la pace e la concordia interconfessionale. L'Egitto, come Paese democratico e forte, rappresenta un fattore importante per portare avanti il processo di pace in Medio Oriente".Intanto il coprifuoco è stato ridotto e resterà in vigore da mezzanotte alle sei di mattina.Evasione di massa dal carcere del Cairo: 600 detenuti sono riusciti a fuggire dalla prigione di Marg, nel corso di una rivolta in cui ci sono stati diversi morti. Gli evasi sono stati aiutati nella fuga da un commando armato che ha attaccato il carcere dall'esterno, uccidendo alcune guardie. Si tratta della seconda evasione dalla prigione dall'inizio delle proteste anti-Mubarak. L'esercito è riuscito a riportare in cella oltre mille detenuti. Tra gli evasi vi sono anche miliziani palestinesi fuggiti dalla prigione di Abu Zaabal, a nord del Cairo, dove sono morte almeno 14 persone, tra cui due poliziotti. "L'EGITTO È LIBERO"È un urlo di gioia incontenibile quello che esplode in piazza Tahrir alle prime luci della sera. «L’Egitto è libero!», il presidente Mubarak si è dimesso ed il boato che accoglie l’annuncio tanto atteso ripaga la folla di tutte le sofferenze, le paure e le delusioni che hanno segnato una lotta durata 18 lunghi giorni. In un tripudio di bandiere nazionali centinaia di migliaia di persone s’abbracciano felici tra applausi e grida di giubilo, mentre da un lampione viene agitato il fantoccio del rais impiccato che era stato appeso giorni fa. «Abbiamo abbattuto il regime!», e ancora »Allah akbar!», Dio è grande, l’invocazione delle preghiere del venerdì che ora risuona come un grande inno di ringraziamento.Hosni Mubarak ha rinunciato al mandato presidenziale e ha passato il potere all’esercito. Lo annuncia il vice-presidente Omar Souleiman, pallido e teso. In un intervento alla televisione spiega che «Mubarak ha deciso di dimettersi dalla carica di presidente» aggiungendo che, come suo ultimo atto da Capo dello Stato, il rais ha incaricato il Consiglio supremo della Difesa di «gestire il Paese nelle difficili circostanze che sta attraversando». È una specie di golpe consensuale. Ma oggi tutti fanno festa ai militari artefici della svolta storica. Anche i Fratelli musulmani che, mettendo da parte le loro diffidenze, si sono congratulati con l’esercito «per aver mantenuto le promesse». ll più festeggiato è il generale Tantawi, il ministro della Difesa che da oggi è il capo provvisorio della nazione, salutato con entusiasmo dalla folla. Adesso Mubarak, l’uomo che ha retto l’Egitto per trent’anni con pugno di ferro, non è più al Cairo, si è rifugiato nel suo resort di lusso sul mar Rosso, a Sharm-el-Sheikh. Cocciuto e orgoglioso, non se l’è sentita di presentarsi a viso aperto alla nazione, come aveva fatto per ben tre volte dall’inizio della protesta, e ha mandato avanti il suo vice.«Un importante comunicato presidenziale», era stato preannunciato dalla Tv di Stato a metà pomeriggio, accolto con una buona dose di scetticismo dai dimostranti anti-Mubarak, furiosi per il discorso tenuto giovedì notte da un vecchio leader che s’ostinava a mantenere il potere, trasferendo solo alcune delle sue prerogative al vice Suleiman. Rabbia e delusione avevano spinto milioni di egiziani a scendere in strada per chiedere, con ancora più forza, la caduta del rais e la fine del regime. Fin dalle prime ore del mattino la piazza della Liberazione era stracolma di manifestanti, visibilmente scontenti ma fermamente decisi ad andare fino in fondo. Mentre il caos contagiava le altre città del Paese. A el-Arish (Sinai settentrionale), si sono registrate le ultime vittime della rivolta: dieci persone che hanno perso la vita negli scontri. Nel frattempo era scattata la parola d’ordine: assediamo pacificamente i luoghi simboli del potere. Un migliaio di persone aveva già passato la notte davanti all’orribile palazzo a forma di cilindro che ospita la Tv di Stato, altri continuavano a presidiare il Parlamento.E intanto si metteva a punto una nuova strategia d’attacco, puntando sul palazzo presidenziale a Heliopolis, vicino all’aeroporto. I dimostranti che marciano compatti in una città deserta per il venerdì festivo trovano la strada sbarrata dai carri armati della “Harass Gemoury”, la Guardia Presidenziale, maglioni blu e berretti rossi. Non forzano il blocco, sarebbe una follia suicida. Si stendono per terra preparandosi a un lungo sit-in. Sanno che il palazzo presidenziale è vuoto, hanno appena appreso la notizia che è fuggito a Sharm-el-Shaik. «Ma non c’importa dove sia, l’importante è che non sia più presidente dell’Egitto». Messo da parte Mubarak, il potere passa al Consiglio supremo della Difesa e non al vice-presidente Suleiman.Che fosse l’esercito il vero arbitro della situazione lo si poteva facilmente intuire dal “Comunicato n. 1” diffuso giovedì pomeriggio da un portavoce militare. E ribadito ieri con altri due comunicati dove le Forze Armate promettono l’abolizione il più presto possibile dello stato d’emergenza, l’organizzazione di elezioni libere e trasparenti e la transizione pacifica del potere. L’esercito «non si opporrà alla volontà popolare», è l’impegno solenne dichiarato in tv. Da oggi in Egitto comandano i militari. E si apre la corsa alla successione. L’egiziano Amr Moussa, uno dei possibili candidati, si è dimesso con due mesi di anticipo sulla scadenza naturale del mandato da segretario generale della Lega Araba. Mentre l’ex direttore dell’Aiea. Mohammed el-Baradei, ha annunciato che «la presidenza non è nei miei pensieri». Ma il dittatore è caduto e la festa va avanti tra caroselli di auto e clacson assordanti fino a tarda notte. È un crepitio continuo di spari. Ma questa volta sono fuochi d’artificio. Luigi Geninazzi
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