giovedì 21 settembre 2023
L'episodio è avvenuto nella tristemente nota provincia di Cabo Delgado, dove operano i gruppi armati islamisti: secondo testimoni avrebbero scelto le vittime in base alla religione
Sfollati per le violenze in un campo profughi a Metuge, nella provincia mozambicana settentrionale di Cabo Delgado

Sfollati per le violenze in un campo profughi a Metuge, nella provincia mozambicana settentrionale di Cabo Delgado - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Il fatto è avvenuto venerdì scorso, ma le conferme univoche sono giunte solo poche opre fa. Un gruppo di almeno 11 cristiani è stato massacrato da terroristi jihagisti nel nord del Mozambico. Secondo le informazioni fornite ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) da Fra Boaventura, missionario dei Fratelli Poveri di Gesù Cristo nella regione, gli omicidi sono avvenuti nel villaggio di Naquitengue, vicino a Mocimboa da Praia, nella provincia di Cabo Delgado. L’area è oggetto di attacchi da parte degli estremisti islamici dal 2017: nel mirino questa volta sono finiti i cristiani, anche se molte persone sono state assassinate in questi anni, soprattutto perché lavoravano in strutture straniere, impiegate nella prospettazione ed estrazione degli idrocarburi di cui la regione è il maggiore produttore dell'Africa equatoriale.

Secondo fra Boaventura i terroristi sono arrivati a Naquitengue nel primo pomeriggio e hanno convocato tutta la popolazione. Hanno poi proceduto a separare i cristiani dai musulmani, apparentemente in base ai loro nomi e all’etnia. «Hanno aperto il fuoco sui cristiani, crivellandoli di proiettili», racconta il missionario. L'attacco è stato rivendicato attraverso un comunicato da un gruppo locale fedele al sedicente Stato islamico (Daesh). I terroristi hanno affermato di aver ucciso 11 cristiani, ma il numero effettivo delle vittime potrebbe essere superiore, e vi sono anche persone gravemente ferite.

Fra Boaventura racconta che non è la prima volta che questo metodo viene applicato. Il risultato è stato un panico generalizzato nella zona. Gli attacchi sono avvenuti in un momento in cui «molte persone cominciavano a tornare nelle loro comunità», il che ha portato a un aumento «della tensione e dell’insicurezza. Dobbiamo pregare per i nostri fratelli che soffrono tanto», aggiunte il missionario.

Secondo il vescovo di Pemba, Mons. António Juliasse, gli attacchi a Cabo Delgado e nella vicina provincia di Niassa hanno provocato lo sfollamento interno di circa un milione di persone e la brutale uccisione di altre cinquemila. E l'interruzione, in più occasioni, dell'attività estrattiva da parte di società stranieri con licenze governative. Alcune fonti locali legano anche questi episodi di violenza sui civili a interessi ben superiori alle motivazioni religiose o etniche: il controllo delle risorse, soprattutto affidato a società occidentali, fa gola a altri Paesi in rapida espansione a caccia di energia.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: