giovedì 13 novembre 2008
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.Sono piccole minoranze di fatto sotto assedio, strette nella morsa di violenza dei fondamentalisti. Una vera campagna terroristica " in particolare contro la comunità caldea di Mosul " è il triste ritornello di questo autunno mentre a Baghdad è appena stata ratificata la legge elettorale per le provinciali che ha sensibilmente ridotto i seggi assegnati di diritto ai cristiani, shabak e yazidi e altri gruppi minoritari in vista delle elezioni provinciali del 31 gennaio prossimo. Una deliberata persecuzione che ha prodotto uno stillicidio di violenza. Il 10 ottobre è stato Jalal Moussa, 38 anni, a cadere vittima della campagna di odio: ucciso a colpi di pistola davanti alla sua abitazione nel quartiere di al-Noor. Lo stesso quartiere in cui nel giugno 2007 venne ammazzato padre Ragheed Gani assieme a tre diaconi e dove venne rapito nel febbraio scorso il vescovo Paulo Farj Rahho, trovato cadavere due settimane dopo in un terreno abbandonato appena fuori dalla città. A Mosul, la capitale del Kurdistan e culla del cristianesimo iracheno, le vittime secondo fonti cristiane dall'inizio di ottobre sono ormai sedici mentre 12mila persone hanno lasciato la città. L'attacco di ieri getta una nuove ombre sul futuro della comunità cristiana in Iraq: agguati premeditati prendendo in particolare di mira i negozianti. Si tratta principalmente di cattolici di rito siriaco perché molti caldei sono già fuggiti nei villaggi del Nord dove contano ancora su parenti o amici. Qualcuno la scorsa settimana aveva pensato di fare ritorno, circa 700 persone, rassicurati anche dalle parole di amicizia dei leader islamici locali. Ma l'agguato di ieri è un colpo di maglio che demolisce le rassicurazioni del governo, le promesse di nuove forze dell'ordine, le offerte di pace pronunciate dai leader religiosi e dai politici del governo autonomo del Kurdistan.
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