giovedì 19 agosto 2010
Dopo le polemiche su Ground Zero, il presidente difende il suo intervento. E il governatore di New York offre altri spazi.

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    Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto non avere «nessun rimpianto» per essere intervenuto nel dibattito sul progetto della Moschea a Ground zero, promossa da una organizzazione islamica Usa e che sta suscitando controversie nel Paese. E questo proprio nel giorno in cui spunta una muova mediazione proprio per disinnescare le polemiche. Il governatore dello Stato di New York, David Paterson, ha invitato ieri i titolari del progetto e l’imam del centro islamico in questione a un incontro questa settimana. L’invito è stato accettato. Durante il meeting Paterson proporrà ai promotori alcuni siti alternativi per la costruzione del luogo di culto e del centro culturale che vorrebbero erigere a due passi dal luogo dove sorgevano le Torri Gemelle. Per la precisione, il governatore offrirà di vendere loro terreni di proprietà statale nella stessa zona, la punta sud di Manhattan, ma a maggiore distanza da World Trade Center, per non offendere la sensibilità delle famiglie delle quasi 3mila persone morte per mano di un gruppo di estremisti islamici. L’idea è stata presentata da Paterson con una telefonata al deputato repubblicano Pete King, che l’ha giudicata un importante passo avanti verso una soluzione della controversia. Secondo King, l’offerta statale è anche un test della buona volontà dell’imam del centro islamico Cordoba, al quale il governatore offrirebbe in questo modo una dignitosa via d’uscita dalla polemica e dal rischio di innescare un’ondata di ostilità contro i musulmani.L’iniziativa di Paterson arriva infatti all’indomani di un’indiscrezione pubblicata dal quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale fonti di New York darebbero per imminente l’annuncio dell’abbandono del progetto del World Trade Center. Dopo settimane di durissime polemiche su quella che ormai è diventata la «moschea di Ground Zero», i promotori del progetto si sarebbero infatti convinti che è meglio costruire altrove. A spingere alla rinuncia sarebbero stati anche problemi finanziari.
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