giovedì 19 settembre 2019
Fu costretto alla fuga nel 2011 dalle violente proteste popolari contro il suo regime
Zine El-Abidine Ben Alì in una foto del 2009 (Ansa)

Zine El-Abidine Ben Alì in una foto del 2009 (Ansa)

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L'ex presidente tunisino Zine el-Abidine Ben Ali, destituito da una rivolta popolare nel gennaio del 2011 dopo 23 anni di dittatura, è morto. Una settimana fa, i suoi legali avevano diffuso la notizia di un peggioramento delle sue condizioni di salute: in esilio in Arabia Saudita con parte della sua famiglia, l'ex uomo forte di Tunisi lottava da tempo contro il cancro. Aveva 83 anni.

La notizia irrompe nel pieno di un complesso processo elettorale che prevede il voto legislativo il 6 ottobre, giorno in cui forse si terrà anche il ballottaggio presidenziale. Al secondo turno andranno due figure anti-sistema: il costituzionalista conservatore Kaid Saied e il liberale magnate dei media Nobile Karoui, in carcere con l'accusa di riciclaggio di denaro e frode fiscale. Simpatizzante del regime di Ben Ali, Amir Moussi non ha superato il 4 percento dei voti. Ben Ali aveva più volte manifestato la volontà di tornare nel proprio Paese.

Pochi giorni fa l'apertura di un "credito" nei suoi confronti da parte del premier Youssef Chahed - pure candidato del partito Tahya Tounes alla presidenza - affinché il suo rientro fosse valutato come quello di "un tunisino qualsiasi". Per ora non è chiaro se all'ex militare prestato alla politica sarà permesso di riposare nel Paese che lo ha deposto.

Nel caldo pomeriggio di Tunisi la notizia del decesso non pare scuotere gli animi: "Non provo niente, ma preferirei restasse in Arabia Saudita", commenta Zine, cameriera in un grande albergo di Tunisi. "Tutti questi anni non ha mai fatto niente per rimediare, dove sono i soldi che si è portato via?", aggiunge la donna.

"Per me può tornare, non lo odio: era un dittatore, ma dopo di lui le cose non sono migliorate", spiega Omar, autista di taxi all'interno della municipalità della capitale. Per motivi di sicurezza, il cuore storico e turistico della città è accessibile in auto solo a tratti. Transenne metalliche e barriere in cemento punteggiano le vie più trafficate. "Come si fa a lavorare così? Io voto, credo nella democrazia, ma i politici devono fare davvero qualcosa per il Paese", conclude l'uomo.

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